Ricerca, sclerosi multipla: nuovi dati di efficacia a 5 anni per farmaco sperimentale

(Adnkronos) – Le persone con sclerosi multipla recidivante (Smr) trattate con evobrutinib, inibitore della Tirosin chinasi Btk (Btki) in fase di sviluppo clinico, hanno continuato ad avere un basso tasso annualizzato di ricadute (Arr-Annualized Relapse Rate) e un’alta percentuale di pazienti non ha mostrato alcuna evidenza di peggioramento clinico. I pazienti  hanno inoltre mostrato miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi sulla qualità della vita, sulla salute mentale e sulla vitalità, aspetti strettamente correlati alla fatigue. Questi risultati a cinque anni, dello studio clinico di estensione in aperto Ole (Open Label Extension)  di Fase II, che possono indicare i benefici a lungo termine di evobrutinib nelle persone affette da Smr, sono stati presentati oggi da Merck al IX Congresso Ectrims -Actrims in corso a Milano.
 

“I dati presentati all’Ectrims – afferma Jan Klatt, Senior Vice President, Head of Development Unit Neurology & Immunology in Merck  – forniscono ulteriori indicazioni sul profilo di sicurezza ed efficacia prolungata di evobrutinib e dimostrano la sua capacità di ridurre la fatigue (spossatezza, ndr) nelle persone affette da Smr, un sintomo comune e spesso debilitante, che può impattare sulla qualità della vita. Evobrutinib – aggiunge – ha anche il potenziale per agire direttamente sulla smouldering Sm, un fattore finora sottovalutato, che contribuisce alla progressione della malattia e che non è sufficientemente contrastato con i trattamenti esistenti. Questi dati continuano a rafforzare la nostra fiducia in evobrutinib nel rispondere alle principali esigenze insoddisfatte riscontrate con le attuali opzioni terapeutiche per la Smr”. 

I dati dello studio Ole di Fase II – tutt’ora in corso – hanno dimostrato un’efficacia clinica e una sicurezza prolungata nei cinque anni di trattamento con evobrutinib – spiega una nota –  senza alcuna evidenza di peggioramento clinico (definito come assenza di ricadute e di progressione della disabilità) nell’87,1% dei pazienti al quinto anno. Durante lo studio, i pazienti sono passati da evobrutinib 75 mg somministrato una volta al giorno a 75 mg due volte al giorno, con un’ulteriore riduzione delle recidive annuali. L’Arr complessivo è rimasto basso e pari a 0,11.  

Nello studio non sono stati osservati nuovi segnali relativi alla sicurezza ed evobrutinib ha continuato a mostrare una tollerabilità costante fino a 5 anni di trattamento. Nel complesso gli eventi avversi emersi (Teae – Treatment emergent adverse events) sono stati lievi/moderati. Il 3,3% (n=7) dei pazienti con Smr ha sperimentato un Teae grave. Nel complesso, i risultati possono indicare un beneficio duraturo della somministrazione 2 volte al giorno, a lungo termine, e un profilo di sicurezza consistente con quello precedentemente riportato. 

Ulteriori dati della fase in doppio cieco dello studio – dettaglia la nota – hanno evidenziato che i pazienti trattati con evobrutinib 75 mg, somministrato 2 volte al giorno, hanno mostrato miglioramenti importanti e clinicamente significativi nella salute mentale e nella vitalità fino a 48 settimane, rispetto al placebo e a evobrutinib 25 mg una volta al giorno. I miglioramenti sono stati misurati con il questionario SF-36 (36-Item Short Form Survey). Nell’ambito dello studio, i punteggi SF-36 della dinamicità sono stati convertiti in T-Score Promis (Patient Reported Outcome Measurement Information System) della fatigue. I risultati dimostrano che fino alla settimana 48, nel periodo in doppio cieco, in chi ha assunto evobrutinib 75 mg due volte al giorno, il farmaco può attenuare la fatigue, un problema che può avere un forte impatto sulla qualità della vita delle persone con sclerosi multipla recidivante. 

Evobrutinib è un inibitore orale, altamente selettivo della tirosin-chinasi di Bruton (Btk), in grado di penetrare nel sistema nervoso centrale. E’ il primo Btki ad aver dimostrato un’efficacia clinica nel più ampio studio di Fase II con un follow-up superiore ai 3 anni e ad aver dimostrato un impatto sui biomarcatori precoci dell’infiammazione centrale in corso, correlati con la progressione della malattia, tra cui il volume delle lesioni a lenta espansione (Sel) e i livelli di neurofilamento a catena leggera (Nfl) nel sangue. 

(Adnkronos)