Riforma pensioni, tra le candidate a sostituire quota 100 c’è un’altra proposta sul tavolo del confronto in corso, assieme a quota 102 e 104 e a quella molto più flessibile dei sindacati. E’ quella illustrata a più riprese in parlamento dal presidente Inps, Pasquale Tridico, che ancora la settimana scorsa la presentava come l’unica soluzione “davvero flessibile e finanziariamente compatibile” nei costi e dalla platea molto più consistente di quanto abbia mai portato a casa la sperimentazione leghista. Parliamo della cosiddetta pensione in due tempi: l’ipotesi è di anticipare, per chi abbia compiuto 63-64 anni e volesse lasciare il lavoro, solo la quota contributiva della pensione rinviando l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, al compimento dei 67 anni. Una volta raggiunta la pensione di vecchiaia invece al lavoratore spetterà l’assegno pieno, completo di quota retributiva e quota contributiva.
Nessuna ‘gabbia’ rigida dunque entro cui contenere i futuri pensionati solo l’opportunità della scelta con costi per le casse dello Stato, nel medio periodo, sostanzialmente azzerati. A conti fatti, stimava ancora l’Inps, sarebbero circa 203mila le pensioni aggiuntive attivabili tra il 2022 e il 2024 cui sommarne altre 129mila dal 2025 al 2027 per un totale complessivo di 332mila pensioni dal 2022 al 2027. E anche i costi si aggirerebbero intorno ai 4,2 mln di euro tra il 2022 e il 2027 che sarebbero poi recuperati da risparmi di spesa che dal 2027 al 2031 potrebbero ammontare a circa 2 mld di euro complessivamente.
Per accedere al pensionamento in due tempi, ricordava ancora Tridico, oltre al requisito di età, almeno 63-64 anni occorre essere in possesso di almeno 20 anni di contribuzione e aver maturato al momento della scelta una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. Questo per circoscrivere la platea che potrà accedere al pensionamento anticipato ed evitare assegni poveri. La proposta prevede inoltre la cumulabilità della mini-pensione con i redditi da lavoro dipendente, autonomo e la possibilità di ancorare la prestazione a futuri meccanismi di staffetta generazionale, legati al part time mentre esclude categoricamente la possibilità di convivenza con il Rdc , l’ape sociale e l’indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale.
La proposta aveva raccolto le critiche di Cgil, Cisl e Uil e su questa il governo non si è di fatto espresso. La “decisione è politica”, commentava ancora Tridico nei giorni scorsi. Intanto il governo è al lavoro per trovare la quadra su una proposta che possa essere accolta anche dalla Lega di Salvini. Intanto, è arrivata l’attesa convocazione dei sindacati da parte del Governo sulla manovra 2022, dove le nuove misure per il superamento di quota 100 rappresentano uno dei capitoli più attesi.