(Adnkronos) – Contribuenti che versano più tasse del dovuto, ma anche spese che prevedono una detrazione fiscale e relativo recupero di una parte dei costi: come si chiede un rimborso al Fisco? Ecco tutto quello che c’è da sapere nel dettaglio. Intanto le vie – spiegano gli esperti de La Legge Per Tutti – “sono sostanzialmente due: presentare apposita domanda oppure riportare il credito a cui si ha diritto nella dichiarazione dei redditi. L’importo relativo ai rimborsi verrà erogato sul conto corrente del contribuente che, a tal fine, avrà comunicato all’Agenzia delle Entrate le proprie coordinate bancarie”.
Uno dei modi per chiedere all’Agenzia delle Entrate i rimborsi dovuti per le maggiori tasse pagate, sottolineano gli esperti, “è quello di presentare un’istanza relativa alle imposte dirette o alle imposte sul reddito: l’istanza va redatta in carta semplice, sempre che non sia prevista la presentazione di un apposito modello, e deve contenere l’indicazione dell’importo richiesto; i motivi per cui si ritiene di aver diritto al rimborso; i documenti utili a dimostrare la fondatezza della richiesta, se non già in possesso della pubblica amministrazione”. Conviene inoltre indicare un recapito telefonico o un indirizzo di posta elettronica (meglio se certificata, cioè la propria Pec) per eventuali comunicazioni.
La domanda, sottolineano, “va consegnata all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente per territorio in base al domicilio fiscale del contribuente al momento in cui è stata (o avrebbe dovuto essere) presentata la dichiarazione dei redditi. Invece, l’istanza per il rimborso dei versamenti eccedenti o non dovuti relativi all’imposta di registro e alle altre imposte indirette diverse dall’Iva deve essere presentata all’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate in cui risulta registrato l’atto o la successione a cui è collegato il versamento oppure, nel caso in cui mancasse l’atto registrato, all’ufficio territorialmente competente in ragione del domicilio fiscale del contribuente”.
E se si sbaglia ufficio? “Il Fisco rassicura: quello che, per errore, riceve l’istanza di rimborso la trasmette a quello competente”, spiegano ancora. Le richieste di rimborso di imposte dirette che non sono state già effettuate nella dichiarazione e di quelle indirette possono essere inviate: via Pec, e-mail o posta ordinaria; tramite i servizi telematici (sul sito dell’Agenzia delle Entrate, agenziaentrate.gov.it); presentate allo sportello insieme all’eventuale documentazione a supporto e copia del documento di identità in corso di validità.
In caso di delega, si legge ancora, “è necessario presentare la copia di un documento di identità sia del delegante che del delegato, entrambi in corso di validità.”. Ma entro quando presentare l’istanza? “Ci sono tempi diversi a seconda della natura del rimborso. Eccoli in sintesi:
– La presentazione di una dichiarazione integrativa a favore va fatta entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione da correggere.
– La presentazione di un’istanza relativa a imposte sui redditi (Irpef, Ires, ecc.), versamenti diretti, ritenute operate dal sostituto d’imposta o dalla Pubblica amministrazione:
– Se il versamento è stato effettuato in una data in cui era insussistente il presupposto: 48 mesi dalla data di ogni singolo versamento (acconto, saldo, ritenuta mensile, ecc.);
– Se il presupposto si realizza nel momento in cui viene pagato il saldo: 48 mesi dalla data del versamento.
– La presentazione di un’istanza di rimborso relativa a imposte indirette (registro, donazioni, successioni, ecc.) va fatta entro 36 mesi dalla data del versamento o, se posteriore, dal giorno in cui si è manifestato il diritto alla restituzione.
– La presentazione di un’istanza di rimborso relativa a tutte le imposte va fatta entro 24 mesi dal pagamento o, se posteriore, dal giorno in cui si è manifestato il diritto alla restituzione.
In ogni caso, se la domanda è respinta, il contribuente riceve un provvedimento di diniego contro il quale può presentare ricorso. Ha la facoltà di agire entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza anche in caso di «silenzio rifiuto»: se l’Agenzia non risponde, infatti, l’istanza si intende respinta”.
La seconda possibilità che ha il contribuente per avere i rimborsi delle tasse dal Fisco, spiega ancora La Legge per Tutti, è quella di utilizzare la propria dichiarazione dei redditi. In questo caso, le possibilità sono due:
– Tramite modello 730: “dipendenti, pensionati e gli altri soggetti che utilizzano il modello 730 per la denuncia dei redditi possono ricevere il rimborso direttamente dal datore di lavoro con la busta paga o dall’ente pensionistico con il cedolino della pensione. Il 730 può essere utilizzato anche dagli eredi, per i contribuenti deceduti nel periodo compreso tra l’inizio del periodo d’imposta e il termine di presentazione della dichiarazione. In caso di assenza del sostituto d’imposta, le somme risultanti a credito dal prospetto di liquidazione vengono rimborsate dall’Agenzia delle Entrate.
I rimborsi sono erogati al netto della parte di credito già utilizzata o che si intende utilizzare in compensazione. Significa che il contribuente può utilizzare il suo credito per pagare, attraverso la compensazione, altre imposte dovute. Il credito, non utilizzato in compensazione, verrà rimborsato dal datore di lavoro, dall’ente pensionistico o dall’Agenzia, a seconda dei casi sopra citati.
Sono previsti possibili controlli preventivi sul 730 che presenta elementi di incoerenza o che prevede un rimborso maggiore di 4.000 euro”.
– Tramite modello Redditi: se il contribuente vorrà chiedere il rimborso delle tasse pagate in più tramite il modello Redditi, dovrà indicarlo nel quadro RX. Se non viene indicato nulla, il credito è considerato come un’eccedenza da utilizzare nella successiva dichiarazione. E nel caso in cui il credito non venga usato, si potrà richiedere il rimborso nella dichiarazione dell’anno successivo.
Fatte le dovute verifiche, spiegano gli esperti, “l’Agenzia delle Entrate effettua il rimborso di sua competenza tramite bonifico su conto corrente bancario o postale. Se ne deduce che il contribuente deve comunicare al Fisco le coordinate del conto corrente, bancario o postale (Iban), nonché le relative variazioni, che saranno utilizzate per tutti i rimborsi da pagare al beneficiario medesimo. Solo se manca la comunicazione dell’Iban, i rimborsi vengono pagati con assegni vidimati emessi da Poste Italiane. È possibile versarlo sul proprio conto o incassarlo in un qualsiasi ufficio postale. In quest’ultimo caso, occorrerà presentarsi allo sportello con un documento di identità”, concludono.