Salvataggio Italtel, i sindacati: “Segnali preoccupanti”

“Nelle ultime settimane il percorso di salvataggio Italtel ha evidenziato dei segnali preoccupanti, al punto di minare la certezza che quanto delineato con l’ingresso (futuro) di Psc, si potesse realizzare”. Lo scrivono in una nota i sindacati riguardo Italtel, sottolineando che “a oggi Italtel vede come azionisti Exprivia e Cisco, che l’affitto dell’azienda da parte di Psc non si è realizzato, che le garanzie bancarie necessarie a sbloccare i rapporti con Cisco (come fornitore) non sono ancora state ratificate (creando problemi all’operatività Italtel ed effetti negativi sui margini) e, aspetto fondamentale, senza che vi sia stata l’ufficialità di un intervento dello Stato (tramite Cassa Depositi e Prestiti) a sostegno della nascita di un Polo Nazionale dell’Impiantistica, guidato da Psc, con Italtel come uno degli elementi cardine del progetto”. 

Secondo Fiom, Fim, Uilm e il coordinamento delle Rsu Italtel poi “ciliegina sulla torta, nel primo incontro avuto con l’azienda presso il ministero del Lavoro, Italtel ha comunicato la necessità di ricorrere alla Cigs, nei prossimi 12 mesi, Cigs che coinvolgerebbe circa 800 lavoratori, con velocità variabili, in alcuni casi pesanti (ad esempio per 30 lavoratori l’Azienda propone 130 gg di Cigs in un anno, per altri 200 lavoratori 78 gg di Cisg…)”. 

I sindacati annunciano di essersi mossi su più versanti in questi giorni. “Con il Presidio sotto il Mise di giovedì 24 giugno, che ci ha consentito da un lato di essere ricevuti dal viceministro Todde (alla quale abbiamo riportato i dubbi e le preoccupazioni espresse in queste comunicato) e di interloquire con alcuni parlamentari del PD, di LeU, del M5S che da mesi seguono la nostra vicenda. Venerdì 25 giugno vi è poi stata una call, sempre con il Mise, presenti i vertici Italtel, il sindacato, i rappresentanti delle Regioni Lombardia, Lazio, Sicilia, il responsabile della segreteria tecnica del viceministro Todde, il professor D’Addona, nella quale si è discusso del futuro di Italtel, si è fatto il punto della situazione nel percorso che dovrebbe evitare il fallimento, si è chiesto conferma della fattibilità di un intervento del Governo a supporto dell’operazione di messa in salvo, si è infine interloquito con i vertici aziendali rispetto alla scelta della Cigs”, dicono i sindacati. 

“In assenza di certezze sul futuro, senza un piano di rilancio, non possiamo accettare un ulteriore sacrificio per i lavoratori” dice all’Adnkronos la segretaria nazionale della Fiom Barbara Tibaldi commentando la scelta dell’azienda di telecomunicazioni Italtel di utilizzare la cassa integrazione straordinaria anche nel secondo semestre dopo essersi avvalsa nei primi sei mesi della Cassa integrazione ordinaria per motivazione Covid.  

Tibaldi denuncia un percorso lungo e senza certezze nel futuro. “La situazione è molto delicata, perché il percorso di Italtel non ha certezze. Dovrà concludersi entro dicembre con un’acquisizione che però al momento è solo annunciata così come solo annunciato è l’intervento di Cassa Depositi e prestiti. Nel contempo, si continua a chiedere ancora un prezzo per i lavoratori, come la Cassa integrazione straordinaria e in assenza di certezze sul futuro noi non possiamo davvero accettarlo”, dice la sindacalista.  

Oneri e onori nella prospettiva della sindacalista Fiom possono essere assunti solo con un vero piano di rilancio, prima non è più possibile che a pagare siano i lavoratori. “C’è un piano industriale presentato dall’azienda che è sotto un processo di concordato. A dicembre se verrà acquisita e rilanciata assorbendo il piano industriale previsto affronteremo oneri e onori. Fino ad allora non si può chiedere ai lavoratori un ulteriore prezzo”, conclude Tibaldi. 

“Non si capisce più se il governo sostiene l’operazione di salvataggio Italtel” ha detto all’AdnKronos il segretario nazionale della Uilm Luca Colonna sottolineando che “su Italtel il piano che era stato definito con il sostegno del precedente governo adesso sembra essere messo in discussione non esplicitamente ma facendo venire meno quelle certezze per cui gli investitori stanno frenando”.  

Un rallentamento, quello in corso, che rischia di andare a colpire sempre i lavoratori. “Di mezzo ci vanno sempre loro. L’avvio del progetto viene rinviato e le persone vengono messe in Cassa integrazione, non si può andare avanti così”, dice Colonna, aggiungendo che la cassa integrazione straordinaria annunciata da Italtel per il prossimo semestre “è l’ennesima scappatoia che permette una dilazione dei tempi che non fa bene all’azienda e si scarica sui lavoratori”.  

Un segnale di continuità del governo con il precedente percorso è quello che nella prospettiva di Colonna può rafforzare davvero il rilancio del progetto industriale . “Si trattava di un percorso, quello delineato dal precedente governo, che non solo portava al salvataggio dell’Italtel ma anche alla potenziale costruzione di un’azienda italiana che si occupasse di sistemi di telecomunicazioni. Sembra quasi adesso che quella strada, che aveva appoggiato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, non sia più sostenuta dal viceministro Todde e non va bene, perché i progetti industriali hanno bisogno di certezze e le aziende sono sensibili a capire quando uno cambia idea”, ha concluso Colonna. 

La Cassa integrazione straordinaria? E’ uno strumento inidoneo, serve solo per fare cassa e rifinanziare Italtel attraverso una parte del salario dei lavoratori” ha detto all’AdnKronos il coordinatore nazionale Fim Cisl del gruppo Italtel Marco Giglio, sottolineando di “averlo già detto negli incontri al ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico, ma lo ribadiremo ancora il primo luglio quando cercheremo strumenti alternativi per far fronte alla situazione”.  

In un processo di concordato, con le operazioni Psc e Cassa depositi e prestiti ancora non concretizzate, il sindacalista ammette che, certo, la situazione finanziaria è delicata, ma non al punto da chiedere la Cassa integrazione straordinaria. “Non mancano né i volumi di lavoro né le attività. Addirittura nel piano industriale si parla di un ricambio generazionale che passa attraverso piani di incentivazione di prepensionamenti e contestuali piani di assunzione”, ha aggiunto Giglio.  

Al governo poi il sindacalista della Fim chiede di aprire un tavolo di settore sull’impiantistica e le telecomunicazioni non solo per affrontare le vertenze in corso ma anche per una più corretta e partecipata gestione dei fondi che saranno destinati al settore. “Serve una cabina di regia gestita dal governo con le parti sociali che possa intervenire su un sistema che a partire dalle gare non è più sostenibile per i lavoratori. Mancano regole, i lavoratori sono sempre i soli a pagare. Come parti sociali vogliamo partecipare anche per vedere e incidere sui fondi che saranno destinati nelle infrastrutture, nella digitalizzazione del Paese, nelle cosiddette aree grigie, nel 5G, nella banda ultralarga, insomma in quegli ambiti in cui tutti parlano di grandi rilanci, ma dove tutto è fermo da tempo”, ha concluso Giglio. 

 

 

 

(Adnkronos)