Sanzioni e gas, Russia contro Italia perché il piano Cingolani funziona

(Adnkronos) – Un salto di qualità nella propaganda. Ora la Russia attacca direttamente l’Italia, e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, per il piano predisposto per ridurre la dipendenza energetica da Mosca. Non è un caso che lo faccia ora, a venti giorni dalle elezioni politiche, e non è un caso che lo faccia in questo modo. “Roberto Cingolani ha presentato il suo piano per ridurre la dipendenza dell’economia italiana dagli idrocarburi russi. E’ chiaro che questo piano viene imposto a Roma da Bruxelles, che a sua volta agisce su ordine di Washington, ma alla fine saranno gli italiani a soffrirne”, ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. 

La grammatica del messaggio è in linea con la nuova offensiva sul piano della comunicazione: le sanzioni non fanno male alla Russia ma all’Italia, gli italiani soffriranno per colpa dell’Europa e degli Stati Uniti. Due tesi parallele che stanno trovando sponde anche nella campagna elettorale italiana. Sull’efficacia delle sanzioni sono i numeri che arrivano dall’economia russa, qui un’analisi puntuale dell’università di Yale, a parlare. Per quanto riguarda la dipendenza da Bruxelles e da Washington, il tema è la collocazione internazionale dell’Italia e il tentativo è quello di scardinare le posizioni atlantiste che, salvo qualche eccezione, restano prevalenti nello scenario politico italiano.  

Resta il passo successivo, quello che contesta il piano operativo di Cingolani. Finisce nel mirino, con nome e cognome, il ministro che ha messo la firma sul piano che serve a limitare i danni e a prepararsi all’inverno anche nell’eventualità, concreta, che sia necessario affrontarlo senza il gas russo. Le conseguenze sul piano economico ci saranno. Oggi Fitch sostiene che l’arresto completo della fornitura di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1 “aumenta ulteriormente la probabilità di una recessione nell’eurozona” e che per l’Italia va considerata, rispetto alle previsioni di Global Economic Outlook pubblicate a giugno, una riduzione della stima del pil di 2,5 punti percentuali. 

Ammettere che lo stop al gas russo avrà conseguenze non è in contraddizione con gli obiettivi del piano del Mite. Per una ragione, altrettanto semplice: il piano può funzionare. La premessa è nel lavoro che si sa facendo sugli stoccaggi. Come si legge nel piano, “l’insieme delle misure adottate per la sicurezza degli approvvigionamenti di gas e “la risposta degli operatori coinvolti hanno consentito di raggiungere al 1° settembre 2022 un livello di riempimento degli stoccaggi di circa 83%. Tale valore, in linea con l’obiettivo di riempimento del 90% e anche superiore, è fondamentale per disporre di margini di sicurezza del sistema gas e affrontare il prossimo inverno”.  

Serviranno, ovviamente, anche i sacrifici. “Per ridurre i rischi connessi a una potenziale interruzione totale dei flussi dalla Russia durante il prossimo inverno nonché rispondere alle richieste europee in termini di riduzione dei consumi per il periodo 2022-2023, è opportuno attuare sin da subito misure di contenimento dei consumi nazionali di gas”. Se, come previsto, saranno fatti in maniera ordinata e coerente, è possibile ridurre sostanzialmente i rischi. Nello specifico, “le stime dell’impatto di tutte le misure di contenimento portano ad un potenziale di circa 5,3 miliardi di Smc di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas), cui si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi”. Sul piano industriale, si sta lavorando per “determinare il potenziale di riduzione dei consumi su base volontaria/incentivata e le categorie di imprese che hanno cicli produttivi non interrompibili senza preavviso”.  

Da una parte c’è la propaganda russa, con le sue derivate italiane, dall’altra c’è un lavoro che, dati alla mano, può consentire di affrontare un inverno che si prospetta comunque difficile. (di Fabio Insenga) 

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