(Adnkronos) – “Una sciagura”. Arturo Parisi, fondatore dell’Ulivo, definisce così la rottura del campo del centrosinistra nella sua Sardegna. “Solo una vera unità politica del centrosinistra può offrire una alternativa”. Parisi lancia quindi un appello ad Alessandra Todde, candidata di M5S e Pd: “Solo Todde può riaprire la prospettiva del superamento della rottura” raccogliendo la sfida di Renato Soru di misurarsi alla primarie. “Non è troppo tardi”. E si rivolge anche a Pd e M5S perché non abbandonino lo strumento delle primarie, di cui proprio Parisi è stato l’ideatore: “Non si è capito che le primarie rappresentano il principale strumento disponibile per costruire la coalizione”.
Professor Parisi, in Sardegna il campo del centrosinistra si avvia diviso verso le prossime regionali. Come valuta quanto sta accadendo? “Una sciagura. La Sardegna attraversa una crisi profonda che può essere affrontata solo con una mobilitazione popolare attorno ad un progetto generale di rinascita. Senza una scelta tra alternative riconoscibili attorno al che fare è inevitabile che il dibattito si esaurisca sui media senza raggiungere i cittadini riducendosi ad una conta personalistica su chi occupa le cariche in palio sganciata dalle cose da fare”.
“Senza idee chiare e mani che ne guidino con determinazione e urgenza la traduzione in fatti, le stesse risorse di dimensioni senza precedenti, messe a disposizione dall’Europa, possono addirittura peggiorare la situazione: sia che non si riesca neppure a coglierle, sia che vengano sprecate. Solo una vera unità politica del centrosinistra può offrire una alternativa allo stato di cose presenti e costringere lo stesso centrodestra ad un confronto sui nodi della crisi in corso”.
Il Pd ha ‘privilegiato’ la coalizione con M5S e abbandonato le primarie. Lo ha fatto in Sardegna e in altre occasioni. E’ uno strumento ormai superato? “Diciamo pure purtroppo abbandonato perché incompreso. Rifiutato per di più dall’incontro tra due forze politiche entrambe ispirate al mito della partecipazione democratica. Con un Pd che le proclama iscritte nel proprio dna, e i 5S scesi in campo in nome della democrazia diretta dell’uno-vale-uno. Non si è capito che le primarie rappresentano il principale strumento disponibile per costruire quella coalizione che si dice di aver privilegiato chiamando gli elettori a scegliere il futuro muovendo da un confronto tra proposte associate a candidature alternative”.
Professore, è stupito che a mettere da parte le primarie sia una segretaria come Schlein, eletta con le primarie e che ha fatto dell’apertura del Pd una piattaforma politica? ”Purtroppo è una conferma. In tutte le elezioni successive al suo avvento alla segreteria è quello che è accaduto dappertutto. Dalle regionali del Molise alle suppletive per il collegio senatoriale di Monza. Tutte perdute ma soprattutto combattute male. Divisi e privi di un respiro programmatico. Il paradosso è che uno strumento come le primarie pensato per selezionare i candidati nelle successive competizioni ufficiali, è finito per essere usato per elezioni, come quelle di partito, nelle quali le primarie non prevedono elezioni secondarie”.
“Penso che a questo punto solo Alessandra Todde può riaprire la prospettiva del superamento della rottura. Forte del consenso che la sua designazione comincia a raccogliere oltre i confini delle dirigenze di partito, raccolga la sfida che Soru ha rinnovato mettendo alla prova il suo impegno ad accettare e difendere l’esito del confronto quale che sia. Di certo è tardi. Ma non è mai troppo tardi”.