Schlein apre campagna e attacca Meloni: “Male in Europa, governo fragile”

(Adnkronos) – Dentro gli Studios dalle pareti scure e le luci da set si parla di Europa, di lavoro, transizione climatica, diritti, Ue del futuro. Fuori, al sole caldo del dicembre romano, si parla di nomi. Del candidato del Pse che sarà lanciato al congresso di marzo, proprio nella Capitale. C’è chi scommette su Nicolas Schmit, commissario Ue, che domani sarà all’iniziativa dem. E poi delle suggestioni su un ruolo per Mario Draghi. E di quelle su Paolo Gentiloni, ‘guest star’ della mattinata. Sarà il federatore del centrosinistra? “Povero Paolo, non glielo auguro proprio”, dice Carlo Calenda ad HuffPost. E si parla anche di liste e candidature, su cui anche i diretti interessati, gli ‘aspiranti’ candidati o ricandidati, sanno ancora poco o nulla. A partire dalle intenzioni di Elly Schlein, se sarà in campo o meno. 

Un membro della delegazione Pd in Europa ha un’idea chiara sull’eventualità: “Se Schlein si candida capolista, commette uno sbaglio. Così facciamo solo il gioco della destra. Le europee non sono un secondo tempo delle politiche. Questa volta meno che mai. Ma se si candidano i leader diventa una competizione tutta interna”. Ma il capitolo liste resta sullo sfondo, di la da venire. Prima i temi, il progetto. Da costruire insieme. Ieri è stata lanciata la nuova piattaforma web del Pd. Il resto, ovvero le candidature, viene dopo. Questa l’impostazione della segretaria. 

“Ci sono altre forze in cui c’è un capo o una capa che decide. Noi invece costruiamo un progetto per rendere migliore il futuro delle persone e lo facciamo insieme”, dice Schlein che salta da un tavolo tematico all’altro. Sono 6 e vanno avanti per tutto il pomeriggio. Segue e ascolta. Anche gli interventi da remoto con cuffioni colorati: oltre 800 gli iscritti. “In altri palchi si susseguono figure per accreditarsi con chi comanda e mostrarsi ubbidienti alla linea di chi comanda. Qua è diverso”, la stoccata a Paolo Corsini, al centro della bufera di giornata.  

I ‘fasti’ della festa di Atreju soni lontani dagli Studios della Tiburtina. “Invece di pensare alle loro feste, pensino a dare risposte a oltre tre milioni di lavoratori poveri che avranno ben poco da festeggiare a Natale” dopo l’affossamento del salario minimo, incalza Schlein per cui la ‘celebrazione’ della destra al potere a Castel Sant’Angelo rischia di essere effimera.  

“Perché ho detto che il governo non arriva a fine legislatura? Perché mi sembra che il governo sia molto fragile e stia mancando le risposte sui fondamentali. E non è questione di polemica politica ma contano le condizioni materiali dei cittadini: mi trovate qualcuno che dica di star meglio di un anno e due mesi fa? Non lo trovate. Facciano un bagno di realtà. Capisco che la propaganda è la loro confort zone ma i problemi reali sono un’altra cosa”.  

E poi l’Italia a trazione Meloni in Ue. “Come si sta muovendo? Male perché questo governo è stato del tutto assente nel negoziato su una tematica così importante per l’Italia come la riforma del patto di stabilità per evitare di tornare all’austerità”. Così Elly Schlein parlando con i cronisti al Forum Pd sull’Europa. “Stanno rischiando di farci tornare indietro alla rigida austerità e questo ci preoccupa molto. Hanno sempre scelto gli alleati più sbagliati in Europa. L’Italia è sola e rischia di fare un balzo indietro”. 

In mattinata al Forum Pd, l’ospite d’onore è stato il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Abbraccio con Schlein all’arrivo. L’intervento del commissario è tutto puntato sull’ultimo Consiglio Ue, conclusosi oggi. Parla di “giornata storica” sull’avvio dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina, critica il veto di Orban sul bilancio che vuol dire rinvio degli aiuti a Kiev e spiega che il tema dell’Ucraina sarà spartiacque nella campagna per le europee perché marcherà la divisioni tra europeisti e nazionalisti. E nella prima squadra, il Pd “sinistra europea di governo” siede per diritto: per ambizioni e storia. I cronisti tentano l’approccio con il ‘federatore’ ma Gentiloni sguscia via. 

Ma oltre a quello di Gentiloni, tra i capanelli l’altro nome che rimbalza è quello di Mario Draghi. I riformisti dem non hanno gradito la netta chiusura di Schlein alla suggestione di Draghi alla guida dell’Ue. E oggi lo lascia intendere Lorenzo Guerini: “Draghi è una figura che è stata ed è protagonista nella politica d’Europa, le sue decisioni hanno dato un impulso fondamentale in passaggi decisivi per l’Ue, e credo lo possa fare anche in futuro. Dopo di che non lo tirerei per la giacca e non lo invischierei nel chiacchiericcio politico”. 

Per il capodelegazione in Ue, Brando Benifei, e per Andrea Orlando sarebbe non la guida della Commissione ma quella del Consiglio Europeo, il ruolo auspicabile per Draghi.”Per la Commissione -dice Orlando- la partita si gioca in un rapporto con le altre forze politiche e i socialisti devono lavorare perché alla guida della Commissione vada un socialista. Se il Pse fosse il primo partito a livello europeo è legittimo che avanzi una candidatura che sia propria espressione e ci sono nomi che circolano di grande livello”. Come quello di Schmit, conferma Orlando. “Nel quadro della scelta del presidente del Consiglio è naturale che tra i nomi che possono essere giocati, quello di Draghi va assolutamente sostenuto, sperando che la Meloni lo sostenga meglio di come ha sostenuto Daniele Franco o di come sembra voler sostenere Draghi”. Domani ci sarà la mattinata conclusiva dei lavori del Forum Pd sull’Europa con gli interventi di Romano Prodi e il ‘ritorno’ di Enrico Letta.  

(Adnkronos)