Scuola, la prof no green pass: “certificazione verde come banchi a rotelle, se ne lavano le mani”

“Non mi chiamate no-vax, sono no-green pass e non voglio essere generalizzata. Non sono vaccinata e non è escluso che in futuro io non lo faccia, ma se cederò sarà con la morte nel cuore. Sono per i tamponi, ma gratuiti perché è inconcepibile che per poter lavorare io debba pagare l’accesso al mio lavoro; e richiesti a tutti, perché anche un vaccinato potrebbe infettare”. Ne parla all’Adnkronos Maria Teresa Volpone, docente di sostegno in una scuola media, l’Istituto Montalto centro, a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza, che guardando al prossimo 20 settembre (primo giorno di scuola in Calabria) garantisce: “Parteciperò allo sciopero nazionale indetto dall’Anief. Io non mi vergogno. Lo so, noi siamo visti come gli appestati. Il diavolo sceso sulla terra. Ma con un test salivare saremmo tutti sotto lo stesso cielo”. 

“Guadagno circa 1200 euro al mese. Dovrei spenderne circa 120 se dovessi sottopormi ad un tampone ogni 48 ore, quasi un decimo del mio stipendio. Chi è vaccinato zero. Ma dove è scritto che un vaccinato non porta il virus? Questa modalità oltre ad essere discriminatoria è lesiva della sanità pubblica”. La prof no-green pass solleva la questione ‘esenti’, il personale esentato dalla certificazione verde e non necessariamente fragile: “sono ‘mine vaganti autorizzate’ perché esentate oltre che dal vaccino anche dal tampone. E non è colpa loro, ma di chi glielo permette. Perché tanta durezza contro la nostra categoria? Cosa è stato fatto concretamente dal Governo per il rilancio della scuola? In due anni: nulla”.  

“Hanno gestito male, avrebbero dovuto puntare alla rimessa a norma. Invece sono arrivati a negare le classi pollaio. Ma sanno cosa significa per un docente ritrovarsi in una classe di 22 allievi con tre insegnanti di sostegno ed una curriculare? Però hanno risolto con i banchi a rotelle e adesso con il green pass. Scelte facili ed equivalenti nel lassismo imperante in cui viviamo”. “Mi disturba questo lavarsene le mani – commenta la docente – l’incapacità ad agire concretamente, il voler aggirare l’ostacolo di una legge che stabilisce l’obbligatorietà attraverso la certificazione verde. Mi infastidisce il clamore dei virologi in tv che dicono tutto e il contrario di tutto”. L’assenza di una legge ha contribuito a farvi temere che il vaccino non fosse sicuro? “Si, probabile. Ma adesso sarei terrorizzata lo stesso”. Che farà il 21 settembre dopo lo sciopero? “Mi presenterò con il tampone – risponde – Non so se riuscirò ad andare avanti. Ho parlato con altre colleghe nella mia situazione e le sto vedendo cedere con la morte nel cuore”.  

(di Roberta Lanzara) 

 

(Adnkronos)