L’autunno caldo di occupazioni studentesche “è l’onda lunga di un grido d’allarme. A me non stupisce ciò che sta accadendo. Si è accumulato e non è stato adeguatamente visto e compreso il malessere psicologico dei nostri ragazzi. Mi sembra che siamo indietro rispetto alle misure che avrebbero dovuto essere adottate e alle risposte che avrebbero dovuto essere date. Va costruita la scuola del post pandemia. Deve avere una funzione formativa, di ascolto, di orientamento, non di trasmissione di contenuti come avveniva 50 anni fa”. Così il presidente dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, che inquadrando la possibilità di ricorrere alla dad durante le occupazioni, afferma: “Non si può esprimere un giudizio generalizzato. Bisogna capire lo spirito: se si ricorre alla dad per incrementare il dialogo e i rapporti con i ragazzi, bene; se per arginare il senso delle proteste, allora non va bene”.
“Non entro in analisi politiche. La mia è una valutazione tecnico-scientifica e professionale: Il malessere giovanile può emergere in varie forme, a livello individuale ma anche collettivo. Le occupazioni sono la manifestazione del disagio del gruppo”. Lazzari ricorda che “una delle richieste dei ragazzi era la consulenza psicologica nel mondo della scuola, non a fine curativi ma di prevenzione ed ascolto. Ma è stato fatto poco. La pandemia deve dunque insegnarci a fare meglio perché il coperchio può alzarsi in modi diversi”. Di monito sia “il ricorso alla richiesta di aiuto psicologico che tra gli adulti si assesta intorno al 40%, mentre tra i giovani – rileva – ha superato il 60 per cento”.
Dad sì o no durante l’occupazione? “Dipende dallo spirito. I ragazzi hanno bisogno di ascolto e risposte che vadano veramente ad intercettare le loro esigenze – risponde il presidente dell’Ordine degli psicologi – Dal dialogo con i giovani, vengono fuori richieste mature. Gli studenti vogliono una scuola che li aiuti ad orientarsi nel mondo, che sia la bussola”. Al bando dunque sovraccarichi di lavoro e corse al recupero con giornate di lezione dedicate a compiti in classe ed interrogazioni che i ragazzi percepiscono in modo sanzionatorio: “le ritorsioni sono inutili e controproducenti. Ma c’è da dire che qui in realtà si confrontano due disagi: quello degli studenti e quello dei professori. Entrambe le categorie sono stressate dalla pandemia. Vanno capite ed aiutate. Ma la scuola – conclude – non può essere nel 2021 solo trasmissione di nozioni”.
(di Roberta Lanzara)