E’ allarme siccità in Italia, dove laghi e fiumi sono già in forte sofferenza, quasi in secca come la scorsa estate, mentre in montagna è scarsa la neve accumulata. Secondo i dati forniti da Legambiente, la neve è diminuita del 53% sull’arco alpino, mentre il bacino del Po fa registrare, secondo il Cima Research Foundation, un deficit del 61%. “Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi, livelli di siccità. Bisogna da subito ridurre i prelievi nei diversi settori e per i diversi usi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Serve poi adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare”, spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente
L’Associazione lancia quindi un appello al governo Meloni, indicando le priorità da mettere in campo a partire dalla definizione di una strategia nazionale idrica che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo.
Otto i pilastri, per Legambiente, che devono stare al centro di questa strategia per “dare gambe ad una road map non più rimandabile che abbia come obiettivo la riduzione dei prelievi e degli usi dell’acqua in tutti i suoi settori.
1) favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere velocemente a valle fino al mare;
2) prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano (in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini);
3) interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione”.
E ancora: 4) “Implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;
5)riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;
6) utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi;
7) favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;
8) introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti”.
Legambiente ricorda che l’Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’OMS, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola. Secondo i dati diffusi dallo GIEC (Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico), all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche.