Innovazione, prevenzione e assistenza di prossimità sono le parole chiave che descrivono l’impegno delle istituzioni, del mondo scientifico e del settore industriale per entrare in una stagione post-Covid, lasciarsi alle spalle l’emergenza e innescare un cambiamento che porti a nuovi modelli di finanziamento e gestione del sistema sanitario. E il punto di partenza è il capitale di fiducia che il nostro Servizio sanitario nazionale è riuscito a consolidare durante la pandemia. Fiducia che, secondo un’indagine Ipsos, nutrono nella sanità ‘tricolore’ 7 italiani su 10. Se n’è parlato durante l’edizione 2021 dell”Inventing for Life Health Summit’, evento organizzato da Msd Italia, che ha coinvolto rappresentanti del mondo scientifico, istituzionale e industriale.
“Come gestire la fase di transizione verso la fine della pandemia, facendo tesoro delle lezioni apprese nell’ultimo anno e identificando le aree di miglioramento sulle quali intervenire con più urgenza”, è stato il tema al centro del confronto. Fra i dati ‘messi sul tavolo’ dei lavori anche quelli della ricerca Ipsos ‘Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn’. Oltre 7 italiani su 10, appunto, esprimono un parere positivo sul sistema sanitario a livello sia nazionale sia regionale. E la valutazione è di “assoluta eccellenza” da parte di un connazionale su 4. Per il 52% degli italiani la sanità è l’area prioritaria su cui concentrare gli investimenti, seconda solo al lavoro (59%) e ancora più urgente della transizione climatica (22%), dell’istruzione (16%) e della digitalizzazione (11%).
“C’è una nuova grande consapevolezza che il Servizio sanitario nazionale sia davvero il bene più prezioso che abbiamo e su di esso dobbiamo ricominciare ad investire”, ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Quando sono diventato ministro, 2 anni fa – ha ricordato – sul Fondo sanitario nazionale c’erano 114 miliardi, oggi ce ne sono 122. Lavorerò perché nei prossimi mesi questa cifra salga ancora, a cominciare dalla prossima legge di Bilancio. C’è una nuova, grande consapevolezza che le risorse che si mettono sul Ssn non sono semplice spesa pubblica, ma sono il più grande investimento sulla qualità della vita delle persone”. Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, ha evidenziato che “il diritto alla salute è un diritto universale. Attiva una responsabilità che, universalmente e collettivamente, deve essere assunta in una nuova e integrata partecipazione tra i servizi di prevenzione, quelli di cura, quelli di ricerca e di promozione scientifica, gli elementi di solidarietà. Lo abbiamo imparato durante la pandemia: solo attraverso un modello di profonda corresponsabilità, reciprocità, solidarietà possiamo costruire una comunità che davvero sia all’altezza del tempo che ci attende”.
L’evento è stato aperto dai saluti di Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, seguiti dall’intervento di Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia. “La pandemia – ha dichiarato – ha messo ancor più in luce come la salute sia una determinante fondamentale della crescita e dello sviluppo di un Paese. La parola chiave deve essere ‘ripartenza’, che non potrà che essere ‘per tutti’. Nessuno deve essere lasciato indietro, quale che sia la sua età, il suo genere, la sua residenza, il livello di benessere. In questa ottica, occorre ripensare alla sanità come un investimento e non come una voce di spesa per ridare slancio all’economia e fiducia al Paese: è necessario investire risorse rilevanti sul nostro sistema di sanità pubblica, come richiedono gli stessi cittadini e pazienti”.
Durante il summit anche un confronto tra Julie Gerberding, Chief Patient Officer and Executive Vice President, Population Health & Sustainability Msd, e Walter Ricciardi, Chair Eu Cancer Mission, sulle lezioni di Covid-19 che potranno rivelarsi utili in futuro. E poi due tavole rotonde: alla prima, introdotta da una video-intervista del presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, sul tema ‘Criticità e prospettive per il settore farmaceutico nel nostro Paese’, hanno preso parte l’economista Paolo Bonaretti; Angela Ianaro, membro della Commissione Affari sociali della Camera; Beatrice Lorenzin, membro della Commissione Bilancio della Camera ed ex ministro della Salute; Antonio Misiani della Commissione Bilancio del Senato, e il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.
Ne è emerso “il ruolo rilevante dell’industria farmaceutica e il suo impegno determinante in ricerca e sviluppo per combattere Covid-19 – riferisce una nota – Otto italiani su 10 riconoscono l’importanza dello sforzo di Ricerca & Sviluppo dell’industria farmaceutica nella lotta a Covid, ritengono che possa rappresentare un volano per la ripresa dell’economia italiana nell’epoca post-Covid e sono favorevoli a maggiori investimenti per l’assistenza farmaceutica pubblica”. Rimarcata anche “l’indifferibile urgenza di una revisione della governance del settore farmaceutico, attraverso una rimodulazione degli attuali tetti di spesa, un rifinanziamento della dotazione complessiva di risorse e l’ulteriore miglioramento di uno strumento – il Fondo per i farmaci innovativi – che ha dimostrato negli ultimi 4 anni il suo valore, anche attraverso un incremento del Fondo e la possibilità che i farmaci innovativi restino all’interno del Fondo anche dopo i 3 anni oggi consentiti dalla normativa”.
‘Il nuovo ruolo della prevenzione nello scenario post Covid-19: partiamo dal territorio’ è stato l’argomento della seconda tavola rotonda con Paolo Biasci, presidente pediatri Fimp; Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità; Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio; Antonio Ferro, presidente igienisti Siti; Antonio Gaudioso, presidente Assemblea dei soci Cittadinanzattiva; Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, e Silvestro Scotti, segretario generale nazionale medici di famiglia Fimmg.
“Fra i temi affrontati – riporta la nota – quello dei ritardi accumulati durante la pandemia nei percorsi di diagnosi, cura e prevenzione. Sono, infatti 3 su 10, nell’ultimo anno, gli italiani che hanno rinunciato alle visite di screening, per scelta o per aver ricevuto disdetta dalla struttura. La percentuale sale a 4 su 10 nel caso di visite specialistiche. Ancora più evidente il ritardo nella prevenzione vaccinale, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti e gli adulti. In particolare, in base agli ultimi dati disponibili, durante la pandemia la vaccinazione degli adolescenti ha raggiunto il 68% di posticipazioni. La percezione dei vaccini resta in ogni caso positiva: 8 italiani su 10 sono concordi nell’affermare che le vaccinazioni salvano la vita, rappresentano una priorità per salvaguardare la salute in tutte le fasi della vita, e sono importanti perché permettono di proteggere anche chi non può vaccinarsi. Questo nonostante il numero di fake news che li riguardano: almeno il 42% degli italiani ha dichiarato di essersi imbattuto in una notizia falsa relativa ai vaccini”.
Dal summit è emersa infine “chiaramente la necessità, per il Paese, di sfruttare l’occasione irripetibile di ripartenza rappresentata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”, il Pnrr “che ha destinato oltre 20 miliardi alla missione Salute. Un primo passo importante sarà quello di superare la visione ‘a silos’ nel finanziamento della spesa sanitaria, a favore di una visione più olistica e integrata. Serviranno inoltre un quadro regolatorio che agisca da stimolo e non da freno, e lo snellimento delle complessità burocratiche per corrispondere alla velocità che caratterizza lo scenario delle Life Sciences”. Se saprà cogliere queste opportunità, è l’auspicio, “il sistema Italia potrà valorizzare al meglio il contributo del settore farmaceutico e avviare un percorso virtuoso in grado di portare innovazione e crescita economica in tutto il territorio”. Al termine dell’evento sono stati consegnati i premi ‘Angeletti-Mortari’ a 5 giovani ricercatrici e ricercatori, simbolo dell'”eccellenza della ricerca italiana”.