Sulla terza dose di vaccino anti-Covid Pfizer e Moderna, autorizzata ieri dall’Ema per immunodepressi e over 18, si rischia che l’Ue viaggi in ordine sparso. A chiarirlo è Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell’ente regolatorio Ue, durante un briefing con la stampa. “Siamo in dialogo con tutti gli Stati membri e sappiamo che almeno 10 hanno già deciso di dare le dosi ‘booster’. Anche noi riconosciamo che le raccomandazioni” di questi Paesi sulle strategie per la terza dose “non sono sempre esattamente le stesse, e che “ci sono già approcci un po’ diversi sull’uso del booster”, ha detto. “Quello che da parte nostra possiamo dire è che è importante che si utilizzi in popolazioni per le quali c’è almeno una chiara indicazione” della necessità di un richiamo. “Tenteremo ancora di allineare il più possibile gli Stati membri sull’utilizzo” di questo strumento, “ma in questo momento è molto impegnativo entrare in questo terreno di discussione su quale popolazione dovrebbe ricevere la dose booster oppure no, perché questo è normalmente il tipo di decisione che viene presa a un livello nazionale o anche locale”.
“Quello che possiamo dire – ribadisce – è che vediamo che il rapporto rischio-beneficio del booster è positivo e che certamente è importante” dare queste dosi a “popolazioni per le quali c’è almeno una chiara indicazione” della necessità di avere il booster. Ma “riteniamo estremamente impegnativo entrare in una definizione più ‘granulare’, più specifica, “di queste sottopopolazioni. Ecco perché questo” aspetto “è stato lasciato aperto ed è importante per me ribadire che” quella diffusa dall’Ema ieri è “una raccomandazione davvero preliminare, non una forte raccomandazione come qualche volta facciamo quando vediamo davvero il bisogno di un richiamo” vaccinale “a livello di popolazione generale. E’ semplicemente una concessione”, un via libera “per l’utilizzo del booster se ritenuto appropriato e considerando l’attuale situazione pandemica”, conclude l’esperto.
“Con booster risposta immune potrebbe durare oltre 6 mesi”
“Se si sta ancora definendo quanto a lungo dura” l’effetto-scudo “della seconda dose di vaccino Covid, “penso che saperlo per la terza dose sarà ancora più complicato. I dati ce lo diranno. In ogni caso, per quanto riguarda i richiami con questi vaccini, abbiamo visto che la risposta immune è molto più alta di quella osservata dopo la seconda dose. Il che significa che potenzialmente avremo una quantità abbastanza significativa di anticorpi neutralizzanti anche per più a lungo di 6 mesi. Ma solo il tempo ce lo dirà”, sottolinea Cavaleri.
“Ecco perché – ha spiegato – è così importante che continuiamo a raccogliere dati sulla cinetica anticorpale nel tempo, in ogni gruppo di popolazione perché possono esserci differenze fra anziani e giovani”, per esempio. Anche se al momento “stiamo vedendo un aumento di anticorpi abbastanza omogeneo in diverse popolazioni. Va ricordato che lo studio più ampio che guarda formalmente alla terza dose è stato ristretto a una popolazione di 18-55 anni. Negli anziani abbiamo dati estremamente limitati”, ed essendo tali non vengono considerati per le informazioni di prodotto. “Ma quello che vediamo da questi dati – ha aggiunto – è che gli anziani non mostrano alcuna significativa differenza in termini di anticorpi suscitati dal booster rispetto ai giovani. Anche rispetto alla neutralizzazione delle varianti di preoccupazione come Delta”.