Terza dose vaccino prima di 6 mesi, Rezza: “Non avrebbe effetti negativi”

Anticipare un po’ la terza dose del vaccino anti Covid “non avrebbe effetti negativi”. A spiegarlo è Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, nel suo intervento alla conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di regia. “A livello internazionale quasi tutti i Paesi attendono i 6 mesi dal completamento del ciclo primario per il booster” vaccinale anti Covid. “Accorciare un po’ questo intervallo non avrebbe effetti negativi e potrebbe accelerare la campagna. E’ sicuramente un elemento da valutare con una certa attenzione” dice Rezza. 

“I dati parlano abbastanza chiaro: abbiamo una tendenza all’aumento dell’incidenza e una tendenza sia pure graduale e lenta all’incremento del tasso di occupazione di area medica e terapia intensiva. Senza fare allarmismo, è un situazione che dal punto di vista dell’evoluzione del quadro epidemiologico mostra una tendenza ad un certo peggioramento. Ma stiamo ben al di sotto dei valori che si registrano nell’Europa orientale e centrale” sottolinea il direttore della Prevenzione del ministero della Salute. 

C’è una crescita” dei casi “chiara, ma lenta. Ma grazie anche alla copertura vaccinale che è stata un successo, e con alcune misure come il Green pass, dobbiamo avere una visione equilibrata. Non ottimistica, ma cauta. Confidiamo sul prosieguo della campagna vaccinale”.  

Poi, rispondendo alla domanda sul problema dell’affidabilità dei tamponi rapidi evidenziato da più esperti, Rezza osserva: “I test antigenici rapidi possono avere una sensibilità inferiore con risultati falsi negativi. Ma con la variante Delta la carica virale è più elevata e quindi si dovrebbe avere di meno questo problema. D’altronde i test antigenici molecolari sono più complessi ed è difficile ripeterli nel tempo. Ma la valutazione dell’uso va fatta sulla base del momento”.  

“Il problema è che i tamponi antigenici rapidi rispetto ai test molecolari possono avere sensibilità inferiore – aggiunge Rezza – Quindi non si può escludere la possibilità di falsi negativi, specialmente se la carica virale non è elevata. Con l’infezione da variante Delta effettivamente la carica virale è alta, quindi questo problema potrebbe essere inferiore. I molecolari hanno una sensibilità maggiore, ma è pur vero che sono più elaborati e la risposta è in tempi più lunghi. Quindi il vantaggio dei test antigenici è che si possono fare in maniera ripetuta sui singoli e sulla collettività. Sono stati molto usati e garantiscono, in qualche modo, uno strumento di controllo della salute pubblica a livello di comunità e permettono il controllo dell’infezione”.  

(Adnkronos)