Di altissimo profilo la carriera professionale di Giuseppe Tesauro, grande giurista napoletano, scomparso ieri all’età di 78 anni. Distintosi in qualità di giudice e presidente della Corte costituzionale dove fu nominato il 4 novembre 2005 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fu eletto il 30 luglio 2014 alla guida della Consulta, con 7 voti su 13 votanti. Ha ricoperto il ruolo sino al 9 novembre 2014, giorno di scadenza dell’ufficio di giudice costituzionale.
Numerose le sue sentenze che passeranno alla storia della giurisprudenza italiana. Tra queste le cosidette “sentenze gemelle” della Corte costituzionale (numero 348 e 349 del 2007), che per prime hanno chiarito il rilievo assegnato al vincolo di ‘rispetto degli obblighi internazionali’, in particolare la Convenzione dei diritti dell’uomo introdotto all’art. 117, primo comma della Costituzione.
Rilevante anche la sentenza 238 del 2014, sulla responsabilità dei danni della seconda guerra mondiale nella quale fu sentenziato che a seguito dei trattati di pace non si era esaurita la vicenda, dunque poteva essere citato in giudizio lo Stato tedesco. O anche la sentenza di abolizione del Porcellum (1-2014) dichiarato incostituzionale da parte della Consulta, che ha portato alla reintroduzione del sistema proporzionale.
Laureato in giurisprudenza all’Università di Napoli nel 1964, nel 1982 Tesauro è stato nominato direttore dell’Istituto di diritto internazionale della facoltà di economia e commercio dell’Università “La Sapienza” di Roma; qui vi ha svolto anche la funzione di direttore della scuola di specializzazione sulle Comunità europee dal 1984. Avvocato cassazionista, ha esercitato la sua attività presso lo studio legale Carnelutti, uno dei più noti della capitale italiana.
Dal 1987 Tesauro è stato membro del Consiglio del contenzioso diplomatico della Farnesina. Nel settembre 1988, viene nominato avvocato generale presso la Corte di giustizia delle Comunità europee. Il 16 dicembre 1997 è scelto dai presidenti di Camera e Senato, Luciano Violante e Nicola Mancino, come Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato per sette anni a decorrere dal primo gennaio 1998. Durante la sua gestione, l’Autorità di controllo sulla concorrenza ha conquistato una sempre maggiore autorevolezza sfidando monopoli e oligopoli consolidati e sollecitando liberalizzazioni nei settori protetti. Dal 31 marzo 2016 al 25 giugno 2018 è stato presidente di Banca Carige.