Transizione green tra ostacoli ed opportunità, esperti a confronto

C’è molta voglia di transizione ecologica frutto della consapevolezza che c’è qualcosa da fare, ma ancora non è chiaro lo svolgimento. Aziende, comuni, professionisti, cittadini si stanno muovendo verso la sostenibilità ma con la sensazione che se non si fa chiarezza sugli obiettivi, sui costi e sulla burocrazia verde da rimuovere si starà sospesi oltre misura compromettendo anche quei risultati fino ad ora raggiunti. E’ questo in sintesi il risultato del confronto scaturito oggi, 30 novembre, nell’international colloquium ‘La transizione ecologica (non sarà una passeggiata rilassante?)’, organizzato da Istud, la prima business school privata italiana, con il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica e con Adnkronos Prometeo tra i media partner. 

“Oggi, tra i cittadini – affermano all’unisono Maurizio Guandalini, chairman dell’evento e curatore di diversi libri sul green e Marella Caramazza, direttore generale Istud – aleggiano, da un lato, la consapevolezza di sostenere il peso dei sacrifici per benefici che saranno goduti da altri, dalle generazioni che verranno, e dell’altro lato, che i cambiamenti climatici che stiamo vivendo sono irreversibili. Riusciranno gli Stati, tutti gli Stati, a raggiungere la piena decarbonizzazione coniugando crescita economica e tutela ambientale?”. “L’Unione Europea – afferma il professor Walter Ganapini, del comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente – generatrice del 9% delle emissioni globali, è l’unico tassello del mosaico che ha tendenzialmente perseguito gli obiettivi del ‘Paris Agreement’, arrivando almeno a stabilizzare i livelli emissivi e dotandosi di un Green Deal ambizioso all’altezza della gravità dei fenomeni in atto. In tale contesto l’Italia, a livello economico e sociale, si caratterizza per una molteplicità, certo non univoca, di attori imprenditoriali e sociali consapevoli della sfida ambientale anche come sfida competitiva sui mercati globali”.  

Che sia un problema di strategia e di scelte si capisce dalle parole del professor Valentino Piana, dell’University of Applied Sciences Western Switzerland di Valais. “Rimanere senza luce e gas? A piedi per strada e col giaccone per il freddo in casa? Queste erano le paure degli anni ’70 con la crisi petrolifera, risolte in Danimarca con l’eolico nelle isole e col carbone di Brindisi in Italia. Cinquanta anni dopo, la lezione è chiara. Sbagliare strada costa. Quali settori economici, quali imprese, quali lavoratori, quali cittadini sono a rischio ora e cosa fare per una transizione che non lasci indietro nessuno, perché i guai stanno per arrivare”. 

Occorre comprendere a fondo che è necessaria una nuova coesione sociale, solidale e fraternizzante. Il professor Andrea Farinet della Liuc- Università Cattaneo ha la risposta nel socialing. “Il Socialing, ponendo al centro delle proprie attività il benessere reale delle persone e dell’ambiente, prevede che nessuna impresa possa trascurare la vera priorità assoluta. Questa è la vita degli esseri umani, degli animali, dei vegetali, delle risorse idriche, atmosferiche, geologiche. Non possiamo nei prossimi anni commettere errori di sottovalutazioni così gravi. Ci sono purtroppo nemici invisibili, come i virus, da cui possiamo difenderci se coalizziamo le forze in uno sforzo sovranazionale di ricerca, innovazione e prevenzione”.  

L’approccio alla sostenibilità deve essere condiviso dagli stakeholder a tutti i livelli a partire dalle istituzioni politiche, dalla filiera industriale e dai cittadini. “Il vettore energetico idrogeno – dettaglia Alberto Dossi del Gruppo Sapio – rappresenta un’occasione non solo per l’ambiente ma anche per l’economia nazionale e per un’evoluzione sociale e la diminuzione della dipendenza da fonti energetiche estere. Dobbiamo però muoverci in fretta per costruire un quadro normativo e strategico che abiliti lo sviluppo di un mercato dell’idrogeno in Italia, che avrà anche ricadute occupazionali”. “Sicuramente – afferma Romano Stefani di Dolomiti Energia – la scarsità di infrastrutture di trasporto internazionale, in primis i ritardi nell’entrata in funzione del gasdotto nord Stream 2 unitamente alle tensioni geopolitiche, hanno contribuito ad accentuare l’impennata dei prezzi dell’energia elettrica che in gran parte dipendono dal prezzo del gas naturale, dal petrolio e dal carbone. Altro tema importante è la riduzione dei consumi primari delle abitazioni attraverso l’efficientamento del patrimonio immobiliare che come noto rappresenta una percentuale importante dei consumi complessivi dell’Europa”. Sull’argomento si sofferma Riccardo Bani, presidente di Teon. “Una recente ricerca della società di ricerca Elemens mostra che nel nostro Paese sarebbe possibile sostituire un milione di caldaie con pompe di calore ad alta temperatura in soluzione geotermica consentendo una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 13 milioni di tonnellate all’anno, un risparmio sulla bolletta delle famiglie italiane di circa 3 miliardi di euro sempre all’anno e una significativa riduzione di importazioni di gas naturale e altri combustibili fossili dall’estero. Per il perseguimento di questi importanti obiettivi è indispensabile un quadro di strumenti normativi”.  

Tra le imprese serve ‘collaborazione’, che diventa un fattore chiave: un’impresa da sola non può cogliere tutte le opportunità. “Noi – precisa Massimiliano Braghin di Infinityhub – abbiamo uno sguardo alla open innovation, condividendo valori con tutti, in un’ottica di lavoro win-win, creando sinergie e gioco di squadra con artigiani, imprese, investitori, fondi, istituzioni, banche e pubbliche amministrazioni. Una vera e propria community di ‘social energy enthusiast’ convertiti in oltre 10 milioni di euro di investimenti in corso, dalla produzione di energie rinnovabili alla riqualificazione di palazzetti dello sport, centri commerciali, fondazioni, università e grandi immobili ospedalieri e Rsa”. La trasformazione digitale si è rivelata anche una leva fondamentale per conseguire importanti efficientamenti energetici e obiettivi di sostenibilità nei processi industriali, nei trasporti, nelle infrastrutture. 

“Alcuni nostri stabilimenti – dettaglia Fabio Golinelli di Abb – sono Centri di Eccellenza per lo Smart Manufacturing e svolgono anche il ruolo di dimostratori reali delle più innovative soluzioni digitali legate al concetto di Impresa 4.0. in cui innovazione, IoT, sistemi interconnessi e virtual factory sono e sempre di più saranno elementi chiave per mantenere competitività e leadership”. “L’elettrificazione giocherà un ruolo fondamentale nel trasporto leggero – spiega Annalisa Citterio di Cnh Industrial, leader global nel settore del capital goods – e in ambito urbano, mentre il gas naturale e la sua versione rinnovabile, il biometano, rappresentano la migliore alternativa al diesel nel breve periodo e vedranno quote crescenti soprattutto per i veicoli industriali e per il trasporto di passeggeri di linea interurbana, nonché per le macchine agricole ed operatrici. Nel medio-lungo periodo l’Idrogeno sarà il vettore energetico più idoneo per garantire la decarbonizzazione delle flotte dell’autotrasporto, grazie alle prestazioni che i veicoli a cella di idrogeno (fuel cell electric vehicles -Fcev) possono garantire in termini di autonomia, potenza, peso, volume e tempi di rifornimento”.  

Rispetto alla transizione ecologica all’italiana cosa rimane da fare? “Il pilastro della transizione verde – precisa Paolo Peroni dello studio Roedl&Partner – trae origine dal Green Deal Europeo che, con il Next Generation Eu, ha mobilitato ingenti investimenti per sostenere le economie nazionali nel raggiungimento della neutralità climatica. Il Pnrr canalizza verso l’Italia le risorse varate dall’Unione Europea, individuando nella Transizione Ecologica la sua missione primaria. Quali sono le norme in cui il Pnrr sta già trovando concreta attuazione? Il Decreto Legge n.152 varato lo scorso 6 novembre contiene, tra l’altro, prime misure in materia di ambiente, efficientamento energetico, rigenerazione urbana, mobilità sostenibile”.  

Come coniugare le esigenze ambientale, paesaggistica, ecosistemica, energetica? “Lo studio ‘Il disegno del sistema autorizzativo per decarbonizzare e rilanciare gli investimenti’ realizzato da Althesys in collaborazione con Elettricità Futura – puntualizza Alessandro Marangoni ceo di Althesys Strategic Consultants – mostra un ritardo medio di cinque anni e mezzo, oltre i termini di legge, cioè oltre sette anni. La nuova Direttiva Rinnovabili, ancora da recepire, chiede il rispetto del limite di due anni. Inoltre, l’indagine evidenzia che il 46% dei progetti presentati non viene realizzato”. “La molteplicità delle istituzioni coinvolte – argomenta Francesco Marghella senior energy analyst di Althesys – e la mancanza di un soggetto competente unico e centralizzato in grado di gestire interamente il procedimento genera un sistema farraginoso, complesso e stratificato, nel quale manca un adeguato coordinamento delle attività e un’unicità di indirizzo. I contenziosi e i numerosi dinieghi non adeguatamente motivati impongono una drastica revisione dell’intera permitting chain per abbattere i costi e i tempi”. Le misure previste dai due decreti ‘Semplificazione’ del 2020 e 2021 produrranno sicuramente benefici per gli operatori e per il sistema, ma restano dubbi sulle possibilità di superare in tempi brevi l’attuale impasse amministrativa che frena gli investimenti in Italia.  

“E’ necessario – conclude Marangoni – un ridisegno globale del sistema di governance, istituendo un organo centrale di controllo e coordinamento per attuare il Pniec, simile alla cabina di regia per il Pnrr”. 

(Adnkronos)