(Adnkronos) – “Crediamo che la tenuta occupazionale si possa ascrivere all’intervento del legislatore attraverso il sostegno alle imprese, seppur a costo di risorse straordinarie a carico della finanza pubblica. Ne è ulteriore indizio il fatto che l’intervento pubblico si sia sostituito al mercato nel momento di massima crisi ma altrettanto velocemente si sia ritirato senza che questo abbia prodotto la temuta esplosione dei licenziamenti “. Così il presidente Inps, Pasquale Tridico, presentando la XXI Relazione al Parlamento. E lo strumento principale utilizzato è attualmente la decontribuzione. “L’incidenza delle agevolazioni contributive sul totale dei contributi sociali nel 2021 è risalita in misura consistente, superando i 20 miliardi. Si tratta di un valore pari al 9,3% dei contributi sociali totali”, annota ancora ricordando come “il blocco dei licenziamenti è stato progressivamente superato, senza che si registrassero per questo particolari concentrazioni o livelli inusuali” e come non si sia esaurito il ricorso alla Cassa Integrazione, “circa 3 milioni di beneficiari nel 2021 per un importo di circa 10 miliardi, cui andrebbero ad aggiungersi le giornate di malattia per covid e quarantene”.
Gli andamenti positivi del mercato del lavoro trovano pieno riscontro nei bilanci dell’Istituto, dove si registra, dice ancora Tridico, una ripresa delle entrate contributive a livelli prepandemici: “nel 2021 sono risultate pari a 236.893 mln di euro, con un aumento di 11.742 mln (+5,2%) rispetto al dato accertato nel rendiconto dell’esercizio precedente (225.150 mln). Il totale delle uscite correnti è risultato pari a complessivi 384.772 mln di euro con un incremento di 7.896 mln (+2,1%) sul corrispondente dato del 2020 (376.877 mln). Significativa è la graduale trasformazione della composizione delle uscite, dal momento che un quarto della spesa per prestazioni oggi attua una funzione assicurativa e di sostegno ai redditi”.
“La crisi ha lasciato strappi vistosi nella distribuzione dei redditi lavorativi”. “Se si considerano i valori soglia del primo e dell’ultimo decile nella distribuzione delle retribuzioni dei dipendenti a tempo pieno e pienamente occupati, per operai e impiegati (escludendo dirigenti, quadri e apprendisti), emerge che il 10% dei dipendenti a tempo pieno di tale insieme guadagna meno di 1.495 euro, il 50% meno di 2.058 euro e solo il 10% ha livelli retributivi superiori a 3.399 euro lordi”. elenca sottolineando come la retribuzione media delle donne nel 2021 risulta pari a 20.415 euro, sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti ma ancora inferiore del 25% rispetto alla corrispondente media maschile.
“La distribuzione dei redditi all’interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per la precisione il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro/mese, considerando anche i part-time. Per contro, l’1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva”, conclude.