(Adnkronos) –
I negoziati sul sesto pacchetto Ue di sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina “continuano al Consiglio”, quindi “per ora non ci sono novità”. E, in assenza di sviluppi decisivi nel fine settimana, la palla passerà ai ministri degli Esteri, che si riuniranno lunedì prossimo a Bruxelles in un Consiglio in calendario da tempo. L’embargo, graduale, alle importazioni di petrolio è tuttora bloccato dall’Ungheria, che chiede compensazioni e proroghe.
Le discussioni avvengono ormai a livello di leader e capitali, spiegano fonti diplomatiche a Bruxelles, tanto che il Coreper oggi non ha affrontato il tema. Lunedì prossimo si riunirà il Consiglio Affari Esteri e, in assenza di progressi nel weekend, il pacchetto incagliato planerà sul tavolo dei ministri, che proveranno a sciogliere i nodi.
“Il lavoro continua – ha detto l’Alto Rappresentante Josep Borrell a Weissenhaus, in Germania, a margine della riunione ministeriale del G7 – il Consiglio Affari Esteri lunedì ne parlerà: io darò un nuovo impulso politico per un accordo. Sono sicuro che lo avremo: ci serve un accordo e lo avremo, perché dobbiamo liberarci dalla dipendenza dal petrolio russo”.
“Dobbiamo capire – ha continuato Borrell – le circostanze specifiche di ogni Paese. Se non ci sarà accordo a livello di ambasciatori, lunedì i ministri dovranno dare un impulso politico, e sarà mia cura occuparmene”.
Anche un alto funzionario Ue, in vista della riunione, è ottimista: “Finirà con l’unità e in qualcosa di positivo. E ogni Stato membro verrà riflesse le sue principali preoccupazioni” nel pacchetto che verrà approvato alla fine delle trattative. “Ci sarà un accordo e ci sarà unità” tra i 27, assicura.
Tuttavia, l’Ungheria continua a bloccare il sesto pacchetto, tanto che è convinzione di alcuni osservatori che uno degli obiettivi, oltre a disincentivare l’adozione di un settimo pacchetto che vieti l’import di gas dalla Russia, sia ottenere dalla Commissione lo sblocco del Pnrr ungherese, fermo dal maggio 2021, o ottenere compensazioni pecuniarie equivalenti.
Al punto che si fanno strada ipotesi alternative. La prima, l’adozione di sanzioni nazionali a 26, lasciando sola l’Ungheria, viene decisamente esclusa da un altro funzionario Ue: “La coalizione dei volenterosi non è un concetto” che ha cittadinanza nell’Ue, ma appartiene “ad altre istituzioni”, dice. Invece, un paio di Paesi hanno proposto lo ‘spacchettamento’ del pacchetto: cioè, intanto si adottano le sanzioni che non sono controverse (allungamento della lista dei sanzionati, disconnessione da Swift di Sberbank e altre banche, messa al bando di tre emittenti russe e alcune misure settoriali) e poi si continua a trattare sul petrolio.
Per ora è un’opzione che non è sul tavolo, secondo una fonte diplomatica. Ma un’altra fonte ammette che si tratta di una possibilità, sia pure come extrema ratio. “Cercheremo l’unità per quanto possibile – dice – i negoziati sono in corso ogni giorno e non so dove porteranno. Certo, c’è sempre la possibilità di spacchettare. Oppure di prendersi un po’ più di tempo per tenere il pacchetto tutto insieme”.
Anche perché, è il ragionamento di fondo che si sente fare a Bruxelles, in fin dei conti l’embargo al petrolio greggio scatterebbe tra sei mesi e quello sui prodotti raffinati solo a fine anno. Pertanto, non ci sono motivi cogenti, a parte quelli di immagine (che sono tutt’altro che secondari: ormai il pacchetto è bloccato da dieci giorni), che costringano ad approvare le sanzioni subito. A patto che la data di entrata in vigore non slitti in avanti.