Ucraina, bombe a grappolo da Usa: alleati contrari

(Adnkronos) –
L’invio delle controverse bombe a grappolo all’Ucraina da parte degli Usa divide gli alleati di Washington, con molti dei paesi firmatari della Convenzione del 2008 – tra cui non ci sono Stati Uniti, Russia e Ucraina – che non approvano la decisione dell’amministrazione Biden. Dall’Italia il premier Giorgia Meloni – ribadendo la “condanna” all’aggressione russa contro Kiev – ha ricordato che Roma aderisce ai trattati che vietano “produzione, trasferimento e stoccaggio” delle bombe a grappolo. Contrari anche Regno Unito, Spagna e Canada. Mentre la Russia ritiene che la consegna alle truppe ucraine di questo tipo di armi sia un altro passo verso una nuova guerra mondiale. 

Le cluster munitions fanno parte di un pacchetto di aiuti militari dal valore di circa 800 milioni di dollari. La decisione, definita “difficile”, dal presidente Biden, è motivata dalla carenza di munizioni tradizionali occidentali e dai timori sul ritmo della controffensiva ucraina, che procede più lentamente della attese.  

 

Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione”, ha ricordato la presidente del Consiglio. “Ribadisco la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e più forte modello di sicurezza per l’Europa”, aggiunge la premier. 

Poco prima era stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto ad esprimere in un tweet il suo “pensiero”. “L’Italia ha aderito alla Convenzione sulle munizioni a grappolo, che ne vieta l’uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio. Ero sottosegretario alla Difesa, nel 2011, quando la ratificammo. Ps. I russi le usano da sempre. Anche in Ucraina. Dall’inizio”, ha scritto. 

 

Da parte sua, il Regno Unito ha fatto sapere che “scoraggia” l’uso di bombe a grappolo. Il primo ministro Rishi Sunak , che inconterà Biden lunedì prima del vertice della Nato a Vilnius, ha ricordato che il Regno Unito è uno dei 123 paesi che hanno firmato una convenzione che vieta l’uso di bombe e grappolo e continuerà a concentrarsi sulla fornitura di carri armati e armi a lungo raggio per aiutare la lotta contro la Russia. “Continueremo a fare la nostra parte per sostenere l’Ucraina contro l’invasione illegale e non provocata della Russia, lo abbiamo fatto fornendo pesanti carri armati e più recentemente armi a lungo raggio. Speriamo che tutti i paesi possano continuare a sostenere l’Ucraina”, ha detto Sunak. 

Sulla stessa linea la Spagna, con la ministra della Difesa di Madrid, Margarita Robles che afferma: “Le bombe a grappolo non dovrebbero essere inviate in Ucraina ”in alcun caso”. “La Spagna, sulla base del fermo impegno che ha con l’Ucraina, ha anche un fermo impegno a non consegnare determinate armi e bombe in nessuna circostanza”, ha detto Robles. “No alle bombe a grappolo e sì alla legittima difesa dell’Ucraina, che riteniamo non dovrebbe essere effettuata con bombe a grappolo”, ha affermato. 

 

Anche il governo canadese ha ribadito la sua opposizione all’uso di bombe a grappolo. “Non sosteniamo l’uso di munizioni a grappolo e siamo impegnati nel mettere fine all’effetto che hanno sui civili, specialmente i bambini”, si legge in un comunicato del governo canadese, che è fra i firmatari della Convenzione del 2008 per mettere queste armi al bando. “Il Canada rispetta pienamente la Convenzione e prende sul serio l’obbligo ad incoraggiare la sua adozione universale”. Né la Russia, che ha usato bombe a grappolo contro i civili ucraini, né Stati Uniti e Ucraina hanno aderito alla Convenzione.  

 

L’Ucraina, da parte sua, ha assicurato che rispetterà 5 regole nell’uso delle bombe a grappolo, tra cui il principio che non possono essere utilizzate nelle città e sul territorio russo. “Fin dall’inizio dell’invasione – spiega – i russi hanno lanciato bombe a grappolo sulle nostre città, a noi servono per vincere più in fretta, risparmiando così vite dei nostri soldati e civili. E ci siamo impegnati a rispettare 5 regole nel loro uso in guerra”, ha detto il ministro della Difesa ucraino, Olexsii Reznikov. 

1) L’Ucraina le userà solo per liberare suoi territori e non “sul territorio russo ufficialmente riconosciuto”;2) Le bombe a grappolo non verranno usate in aree urbane, ma solo “per sfondare le linee nemiche con un rischio minimo per la vita dei nostri soldati”;3) Kiev terrà un registro dei luoghi dove userà queste bombe;4) Tali aree saranno prioritarie nelle operazioni di sminamento una volta liberate, per evitare il rischio di proiettili inesplosi;5) Riferiremo ai nostri partner sull’uso di queste munizioni. 

 

“La decisione dell’amministrazione Biden è un’altra palese manifestazione dell’aggressiva politica anti-russa degli Stati Uniti, progettata per prolungare il conflitto ucraino il più a lungo possibile”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dalla Tass. 

 

E nuove minacce arrivano da Dmitry Medvedev, che accusa gli Stati Uniti di aver provocato una potenziale guerra nucleare. “Forse il nonno morente dalle fantasie malaticce ha semplicemente deciso di dimettersi gentilmente, provocare un Armageddon nucleare e portare con sé metà dell’umanità”, ha scritto il vice capo del Consiglio di sicurezza nazionale russo su Telegram, riferendosi al presidente degli Stati Uniti Joe Biden. “La fornitura di munizioni a grappolo e la promessa di adesione alla Nato dell’Ucraina dimostrano che Biden ha esaurito tutte le altre risorse. Ma quei passi rischiano di far scoppiare una terza guerra mondiale”. 

 

Una ‘cluster bomb’, o bomba a grappolo, è un’arma che si frammenta in volo e rilascia una serie di cariche esplosive, in gergo definite ‘bomblets’, che si diffondono un’area ampia. Possono essere lanciate da jet o con l’artiglieria da terra. Le ‘bomblets’ sono concepite per esplodere al contatto con il suolo e sono in grado di uccidere e ferire gravemente le persone nel raggio della deflagrazione. Secondo i dati diffusi dalla Croce rossa internazionale, però, circa il 40% delle cariche non esplodono immediatamente. Le bomblets, quindi, rischiano di trasformarsi in mine: rimangono a terra e diventano una minaccia per i civili anche per molti anni. 

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