(Adnkronos) – “Non c’è solo il conflitto in Ucraina, ma anche il caro carburanti e le conseguenti proteste dei tir. Siamo attaccati da più parti ma il ‘sistema’ Penny Market regge. C’è sicuramente un ‘panic buying’, dovuto a come noi italiani raccogliamo le informazioni: più fidandoci del post su fb o del commento del vicino che dalla lettura di un giornale. Prendiamo l’olio di girasole o la farina: l’Italia importa il 65% dell’olio di girasole, ma non lo produce solo l’Ucraina. Così come per la farina i due maggiori produttori sono Francia e Germania”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Marcello Caldarella, corp. communications manager & spokesperson di Penny Market, catena tedesca di supermercati discount presente con oltre 400 punti vendita nel nostro Paese e in continua espansione, sul rischio di scaffali vuoti nei supermercati per motivi legati al caro carburanti e alle difficoltà di approvvigionamento di alcuni prodotti per via del conflitto in Ucraina.
Secondo Caldarella, “quindi, c’è un problema di informazione”. “E anche un problema di capacità o incapacità del retailer di reagire alle difficoltà e di riadattare i processi. Ad esempio non si deve mai basare su un unico produttore la stessa categoria merceologica. Perché può succedere qualsiasi cosa. E noi quindi abbiamo sempre i produttori di backup. Per esempio, è un altro buon fornitore di olio di girasole è l’Unhgheria, ed è uno dei nostri due fornitori principali”, spiega.
E per Penny Market “nei prossimi mesi conterà anche il fatto che per il 75% i nostri prodotti arrivano da produttori italiani. Certo avranno difficoltà anche loro sulle materie prime per via della mancanza del mercato ucraino e russo, ma si vedranno di più nei prossimi mesi. Nel breve termine quindi mi sento di dire che non ci saranno assenze sugli scaffali nei nostri negozi”, conclude.