Ucraina, fisico Rossi Albertini: “E’ pandemia energetica, uniamo sforzi come per vaccino”

(Adnkronos) – Con la guerra della Russia in Ucraina “ci troviamo adesso in piena ‘pandemia energetica’ e così come per affrontare e risolvere la pandemia globale del virus Sars-Cov2 abbiamo unito tutti le forze e prodotto vaccini efficaci in soli 10 mesi, dobbiamo ora puntare tutti i nostri soldi, tutti i nostri sforzi e tutti nostri scienziati del settore per affrontare e risolvere in maniera decisa il problema dell’approvviggionamento energetico” puntando sulla “fusione nucleare”. A scandirlo, intervistato dall’Adnkronos, è il fisico nucleare del Cnr Valerio Rossi Albertini, che spinge ad usare “una parte dei fondi del Pnrr per la fusione nucleare.  

“E se siamo in una pandemia energetica, se dunque abbiamo così tanto bisogno di energia, e di energia pulita, allora – si chiede lo scienziato – non sarebbe saggio fare una grande programma internazionale per accelerare la tecnologia di fusione nucleare?”. Per la fusione nucleare, aggiunge, “si parla di possibili risultati in tempi pari a 15-20 anni alle condizioni attuali, ma se concentriamo gli sforzi penso che si dimezzerebbero i tempi. La scienza ha mostrato cosa sa fare quando è sostenuta da uno sforzo corale” osserva ancora Rossi Albertini. “Dicono che ci sono ancora molti problemi aperti sulla fusione nucleare ma gli scienziati sono lì per risolvere i problemi così come è stato fatto con uno sforzo comune e globale – e risolutivo – sui vaccini e le cure per il Covid-19” aggiunge ancora il fisico nucleare del Consiglio Nazionale delle Ricerche.  

“Adesso che c’è fame di energia – continua- le persone di buona volontà devono capire che abbiamo a portata di mano la soluzione del problema energetico con la fusione nucleare” e “io paragono la soluzione del ‘problema energia’ al valore della scoperta del fuoco”. “Più che i materiali – sottolinea – manca l’energia a livello globale, basti vedere come i paesi sottosviluppati lo sono perché non hanno accesso all’energia”. “Contro la crisi di energia” che si sta profilando con la guerra della Russia in Ucraina Rossi Albertini suggerisce che “dovremmo dedicare una fetta dei fondi del Pnrr
a sviluppare la fusione nucleare”, una fonte sostenibile di energia.

 

“Parlare di ‘carbone’ mi sembra anacronistico” così come “tornare a parlare di nucleare da fissione potrebbe essere devastante” e se ”

il ministro Cingolani sta portando avanti i ragionamenti sulle centrali nucleari di quarta generazione, ricordo che ancora non è stata realizzata neanche la terza generazione”. Inoltre “le poche nuove tecnologie applicate alle centrali nucleari sono soltanto maquillage la tecnologia è sempre quella del 1942 di Enrico Fermi, non inventiamo giustificazioni strumentali” scandisce. E soprattutto, riflette Rossi Albertini, “le centrali nucleari sono bersagli sensibili, così come per realizzare tante piccole centrali sparse nel Paese, le ‘centrali di quartiere’ si allargherebbero i rischi. Inoltfre servono altissime competenze per gestire una centrale nucleare ed è impensabile gestirle in autonomia”.

 

“i costi sono elevatissimi sia per realizzarle che per smantellarle e servono 15-20 anni per costruire una centrale nucleare”. E poi, scandisce, “dopo 2 referendum abrogativi, significa anche disconoscere il pronunciamento popolare: sono assolutamente contrario anche solo alla discussione, Chernobyl e la tragedia di Fukushima dovrebbero averci fatto capire quanto è devastante il nucleare”. Il fisico nucleare del Cnr affronta poi il tema delle centrali a carbone che ritiene “anacronistiche”. 

“Noi abbiamo 4 centrali grandi centrali a carbone che avrebbero dovuto chiudere ma adesso, che siamo in difficoltà e in sofferenza energetica, le chiusure slitteranno eppure era stato convenuto che la tecnologia del carbone è arcaica, non è più praticabile nonostante i tentativi del carbone ‘verde’. Oltretutto in Italia abbiamo carbone ma è di cattiva qualità e per purificarlo ci dobbiamo rivolgere all’estero, con costi superiori rispetto all’acquisto – sempre fuori dai nostri confini – di carbone di migliore qualità e dunque, anche in questo caso, siamo dipendenti da carbone estero”. “Il carbone è anacronistico nel 2022 con le tecnologie che abbiamo. All’età del bronzo si bruciava carbone: allora era staro utile non nel 2022” taglia corto lo scienziato del Cnr. (di Andreana d’Aquino) 

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