(Adnkronos) –
“Abbiamo colpito un altro deposito di armi in Russia”. La strategia dell’Ucraina è chiara e il presidente Volodymyr Zelensky illustra i risultati: colpire gli arsenali di Mosca e depotenziare la macchina bellica di Vladimir Putin.
Dopo l’ondata di droni che qualche giorno fa ha devastato un deposito di Toropets, nelle ultime ore è toccato ad un altro complesso nella regione di Krasnodar: esplosioni e incendi, con armi, munizioni e missili in fumo. In particolare, secondo i report di esperti, sarebbe stato centrato un deposito di armi e munizioni fornite dalla Corea del Nord, come hanno evidenziato già a febbraio gli analisti del Csis, think tank americano.
Il deposito è stato ampliato progressivamente per consentire lo stoccaggio di tutti gli aiuti inviati da Kim Jong-un. Le armi distrutte sarebbero state destinate in particolare alla base aerea di Yegorlykskaya, nella regione di Rostov, punto di partenza per offensive in Ucraina.
“Bisogna lodare i nostri guerrieri per la loro precisione nel colpire il territorio nemico. La nostra capacità di riportare la guerra a casa sua, in Russia, è una svolta fondamentale. Un altro arsenale in Russia è stato danneggiato, era un deposito importante per gli invasori”, le parole di Zelensky. Le due strutture colpite negli ultimi giorni “erano depositi di missili tattici e di bombe plananti, tutte armi che la Russia usa per terrorizzare le nostre città”.
Il presidente ucraino tiene a precisare che gli obiettivi vengono centrati senza l’ausilio di missili a lungo raggio forniti dai partner occidentali: Usa e Regno Unito non hanno ancora detto sì all’uso di Atacms e Storm Shadow contro obiettivi militari nel territorio russo.
“Voglio evidenziare che stiamo facendo tutto questo grazie alle nostre capacità e alle nostre armi, senza i mezzi che potrebbero essere forniti dai nostri partner e che possono accelerare in maniera significativa la fine della guerra attraverso la distruzione del potenziale offensivo della Russia”.
Zelensky aspetta l’ok di Usa e Regno Unito nei prossimi giorni, quando sarà a New York per l’assemblea generale dell’Onu. Intanto, gli Stati Uniti potrebbero aggiungere un altro tassello al mosaico degli aiuti. E’ imminente il varo di un pacchetto da 375 milioni di dollari che comprende, in particolare, armi da montare sugli F-16: i caccia potrebbero lanciare le Joint Standoff Weapon, bombe plananti in grado di colpire a 110-130 km di distanza.