(Adnkronos) – Guerra in Ucraina, “vigili su qualsiasi tentativo di aiutare la Russia finanziariamente e militarmente”. Lo sottolinea il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, a Bruxelles al termine del summit Ue-Cina in videoconferenza. “Tuttavia – aggiunge – passi positivi da parte della Cina che aiutino a porre fine alla guerra sarebbero i benvenuti, da tutti gli europei e dalla comunità globale”.
L’Ue, insieme ai “partner internazionali”, ha imposto “pesanti sanzioni” alla Russia, ricorda Michel. “Il nostro obiettivo è mettere pressione sul Cremlino e porre fine alla guerra”. Sono sanzioni che hanno un costo, ma “è il prezzo da pagare per difendere la libertà e la democrazia. Qualsiasi tentativo di aggirarle o di fornire aiuto alla Russia prolungherebbe la guerra, porterebbe ad altre perdite di vite umane e ad un impatto economico maggiore. Non è nell’interesse a lungo termine di nessuno”.
L’APPELLO ALLA CINA – Durante il summit in videoconferenza con Li Keqiang e Xi Jinping “abbiamo chiesto alla Cina di aiutare a mettere fine alla guerra in Ucraina: Pechino non può chiudere gli occhi sulle violazioni del diritto internazionale commesse dalla Russia”.
Il vertice Ue-Cina, continua, “non è stato business as usual”, bensì “un summit in tempo di guerra. Viviamo la peggior crisi di sicurezza in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. La guerra di Putin in Ucraina continua ad uccidere donne e bambini, a distruggere intere città. E’ un’aperta violazione del diritto internazionale. In tempi di crisi il dialogo serve più che mai”. L’Ue e la Cina “concordano che questa guerra minaccia la sicurezza globale e l’economia mondiale. Questa instabilità non è nell’interesse della Cina né dell’Ue. Condividiamo una responsabilità, come attori globali, per la pace e la stabilità”.
DIRITTI UMANI – Con il premier cinese Li Keqiang e il presidente Xi Jinping “abbiamo discusso anche di temi sui quali siamo in disaccordo. Abbiamo sollevato preoccupazioni per il trattamento da parte della Cina delle minoranze nello Xinjiang, nella Mongolia Interna e in Tibet”. “Questo include – prosegue Michel – la repressione nei confronti degli attivisti per i diritti umani. Abbiamo anche espresso rammarico per lo smantellamento del modello ‘un Paese due sistemi’ a Hong Kong e abbiamo insistito molto per il rilancio del dialogo sui diritti umani”.