(Adnkronos) –
L’ordine per la messa in stato di allerta delle forze nucleari impartito da Vladimir Putin pochi giorni dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina è significativo perché per la prima volta la Russia fa riferimento a tali armi “in un contesto di guerra offensiva, e non di difesa”, afferma, in una intervista all’Adnkronos l’analista russo del Vienna Center for Disarmament and Non‑Proliferation, Nikolai Sokov. “In tutti i documenti ufficiali, l’impiego di armi nucleari è previsto solo nel contesto di una guerra di difesa”.
Le parole di Putin, aggiunge l’analista, “indicano una situazione completamente diversa dal caso di un attacco contro la Russia da parte degli Stati Uniti o della Nato” e, quindi, introducono un “elemento di maggior incertezza”, (il ricorso ad armi nucleari, sia da parte della Russia che da parte degli Stati Uniti, è previsto solo in caso in cui sia messa in discussione la sopravvivenza del Paese, una situazione che le recenti parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, quando in una intervista a Cnn ha parlato di uso di armi nucleari nel caso in cui sia minaccia esistenziale alla Russia, hanno confermato, ndr).
A creare possibili futuri problemi alla Russia, sottolinea l’analista, non è un ulteriore aumento delle forze militari sul fianco Est della Nato. Ma un eventuale spostamento in Europa, da parte degli Stati Uniti, di sistemi convenzionali a lungo raggio, missili da crociera, di altre navi con missili da crociera, o missili ipersonici lanciati da terra quando saranno sviluppati fra cinque o sei anni. Vale a dire degli stessi missili da teatro (con una gittata di 2-3000 chilometri) sviluppati negli ultimi anni dalla Russia che sono però progettati a uso duale, possono essere armati con testate nucleari oltre che convenzionali.