Ue, Meloni rilancia: “Strumenti comuni per la difesa”. Sui dazi premier chiede “prudenza”

(Adnkronos) – Al Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni fa pressing su due dei temi più importanti per il governo italiano in questo momento storico: l’immigrazione e l’aumento delle spese in armamenti, bilanciato dalla necessità di non compromettere le finanze pubbliche. 

Per finanziare gli investimenti nella difesa è necessario il contributo dei privati, seguendo il modello di “Invest-Eu”, ma soprattutto – secondo la premier – occorre puntare su “strumenti europei davvero comuni” che non gravino direttamente sul debito degli Stati membri dell’Ue. Sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina, invece, l’auspicio è di arrivare a una rapida approvazione del regolamento sui rimpatri e alla definizione di una lista europea dei Paesi di origine sicuri. 

I leader dei 27 Paesi dell’Ue si riuniscono per discutere di competitività e dare seguito al Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, affrontando i recenti sviluppi del conflitto russo-ucraino e le prossime tappe in materia di difesa. Meloni accoglie con favore alcune “buone notizie” emerse dalla riunione: nelle conclusioni del Consiglio è stata inserita la proposta italiana di investimenti nella difesa ispirata al modello “Invest-Eu”, annuncia la premier, esprimendo soddisfazione anche per il riferimento alla neutralità tecnologica e per alcune “risposte importanti” sul settore automotive. 

Questi temi vengono affrontati anche nel faccia a faccia con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a margine dei lavori. Il messaggio dell’inquilina di Palazzo Chigi al capo dell’esecutivo europeo è chiaro: è fondamentale puntare sulla partecipazione del capitale privato nelle spese per la difesa. Al contempo, viene rinnovata la richiesta di strumenti comuni: la proposta italiana, precisa poi Meloni, non riguarda gli eurobond, di cui tuttavia “si può discutere”. La leader di Fdi non chiude nemmeno ai prestiti europei per sostenere le spese militari: “Ma questa – sottolinea – è una scelta che noi dovremo valutare alla fine. Alcuni dei dettagli di questi strumenti che vengono messi a disposizione sono ancora in discussione: finché noi non abbiamo la chiarezza su quei dettagli, non capiamo neanche il loro impatto”. Secondo Meloni, inoltre, l’orizzonte di aprile è troppo “ravvicinato” per quanto riguarda la possibile attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità per le spese in difesa. 

La premier invita alla prudenza anche nella risposta europea ai dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dall’Ue, avvertendo che le possibili “conseguenze” potrebbero essere preoccupanti. Meloni cerca inoltre di smorzare i toni quando le viene chiesto un commento sulle dichiarazioni di von der Leyen, secondo cui l’Europa deve prepararsi alla guerra entro il 2030: “Bisogna essere prudenti su alcuni messaggi che stanno disorientando i cittadini europei”. 

Prima di prendere parte ai lavori dell’Europa Building, la presidente del Consiglio riunisce in hotel i colleghi dell’Ecr, la famiglia politica europea di Fratelli d’Italia, per fare il punto della situazione e coordinarsi sui punti chiave del Consiglio. Seduti al tavolo ci sono il premier ceco Petr Fiala, l’omologo belga Bart De Wever e l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, attuale presidente dei Conservatori e Riformisti Europei. Per l’Ecr – sottolineano fonti di Fdi all’Europarlamento all’Adnkronos – si è trattato del primo pre-vertice, un passaggio che “dice molto della nostra crescita come Ecr” grazie alla “forza trainante di Meloni, riconosciuta come leader europea in grado di rafforzare il consenso degli altri leader nei loro Paesi”. Un cambiamento netto rispetto al passato: “Se due anni fa c’era il ‘terrore’ di sedersi accanto a lei, ora si sgomita per farlo…”. 

Meloni poi co-presiede insieme a Paesi Bassi e Danimarca la riunione informale sulle soluzioni innovative da applicare alla gestione del fenomeno migratorio. Oltre a sostenere “una pronta discussione e approvazione” del Regolamento per i rimpatri, la presidente di Fdi auspica “rapidi sviluppi” anche in tema di lista europea di Paesi sicuri di origine, che “risolverebbe molte delle questioni che abbiamo discusso in queste settimane”. Sull’Ucraina i leader della Ue approvano conclusioni a 26 (senza l’Ungheria di Viktor Orban) per confermare il loro “incrollabile sostegno” a Kiev: nel testo “si sostengono anche gli sforzi americani” come richiesto dall’Italia “per una pace giusta e duratura”, rivendica Meloni. 

A inseguire la presidente del Consiglio sono le polemiche per la sua netta stroncatura del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli. Meloni difende la sua scelta di attaccare alcuni passaggi del testo, considerato uno dei documenti ‘fondanti’ della Ue. “Chiedo alla sinistra: nel momento in cui si distribuisce oggi quel testo, qual è il messaggio che vuole dare? Perché io non condivido quel messaggio”, attacca Meloni, che si dice “sconvolta” dalle proteste “scomposte” del Pd e delle altre opposizioni. “La sinistra sta perdendo il senso della misura, penso che stia uscendo fuori un’anima illiberale e nostalgica”. (dall’inviato Antonio Atte) 

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