Variante delta, quanto contagiano i vaccinati? I nodi da chiarire

In che modo le persone vaccinate diffondono la variante Delta del covid? Dopo la velocità con cui il mutante ha attraversato l’India ad aprile e a maggio, sono stati diversi i lavori che hanno provato a indagare su questo aspetto. I report che arrivano da alcuni Paesi sembrano infatti confermare che è più probabile che la Delta si diffonda attraverso le persone vaccinate rispetto ad altre varianti. Ma la questione è più complessa di una statistica, e le domande chiave sul loro ruolo nel contagio restano ancora aperte. A fare il punto su cosa dice la scienza al riguardo è la rivista ‘Nature’, che ha pubblicato una panoramica degli studi condotti e delle informazioni finora emerse.  

Si parte dai dati, quelli dei test Covid negli Usa, nel Regno Unito e a Singapore, che mostrano come anche le persone vaccinate vengono infettate da Delta e possono trasportare tanto virus nel naso quanto le persone non vaccinate. “Ciò significa – si legge nell’articolo online – che, nonostante la protezione offerta” dalle iniezioni scudo, “una parte delle persone vaccinate può trasmettere Delta, eventualmente favorendone l’ascesa”. Le persone che presentano infezioni cosiddette ‘breakthrough’, cioè che fanno breccia nello scudo dei vaccini, provocate da variante Delta, “possono portare questi livelli davvero elevati di virus e possono inconsapevolmente diffondere il virus ad altri”, afferma David O’Connor, virologo dell’University of Wisconsin-Madison. 

I risultati osservati sottolineano dunque l’importanza di misure come indossare mascherine al chiuso. I ricercatori ricordano che i vaccini Covid sono protettivi contro malattie gravi e morte, e che i dati sulla trasmissione di Delta mostrano che “le persone vaccinate devono ancora prendere precauzioni”, afferma O’Connor, il quale insieme a colleghi del Dipartimento sanitario della contea di Madison e Dane ha esaminato le infezioni nel Wisconsin a giugno e luglio, e stimato la concentrazione del virus in campioni nasali. Nello studio che appare preprint su ‘medRxiv’, non ancora sottoposto a revisione paritaria, gli esperti hanno confrontato i valori ‘Ct’ (più bassi sono e più materiale genetico virale è presente nei campioni) per 719 persone testate tra il 29 giugno e il 31 luglio (al 90% infette da Delta). Dei 311 vaccinati positivi, la maggior parte aveva valori Ct a un livello a cui ci si aspetta la presenza di virus infettivo.  

E infatti il team ha coltivato 55 di questi campioni e ha rilevato virus infettivo in quasi tutti. Il discorso di fondo, afferma il coautore Thomas Friedrich, anche lui virologo dell’University of Wisconsin-Madison, “è che può accadere: può essere vero che le persone vaccinate possono diffondere il virus. Ma non sappiamo ancora quale sia il loro ruolo relativo nella diffusione complessiva della comunità”, precisa l’esperto. I dati di Provincetown, Massachusetts, che fotografano l’effetto di grandi raduni in spiaggia, suggeriscono risultati simili: un rapporto di agosto dei Cdc (Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie) ha dimostrato che sia le persone vaccinate che quelle non vaccinate avevano valori che indicavano carichi virali elevati, e dei campioni sequenziati il 90% era Delta. 

In Texas, un team dello Houston Methodist Hospital ha sequenziato e registrato le varianti di Sars-CoV-2 per quasi tutti i casi Covid nel sistema ospedaliero: circa il 17% di quelli con Delta riguarda persone vaccinate dal marzo 2021, quasi 3 volte il tasso di infezioni ‘breakthrough’ rispetto a tutte le altre varianti messe insieme. I pazienti con Delta sono rimasti in ospedale leggermente più a lungo rispetto alle persone infette da altre varianti. “C’è potenzialmente una biologia leggermente diversa per l’infezione”, afferma James Musser, direttore di un centro per la ricerca sulle malattie infettive dell’ospedale.  

Tuttavia, le persone vaccinate e poi colpite da Delta potrebbero rimanere infettive per un periodo più breve, secondo i ricercatori di Singapore che hanno osservato in uno studio il rapido calo dei carichi virali dopo una settimana in chi aveva ricevuto il vaccino. Tanto che un coautore del lavoro, Barnaby Young, arriva alla stessa conclusione, e cioè che “misure come mascherine e igiene delle mani sono importanti per tutti”. 

Un’analisi massiccia della trasmissione della variante Delta arriva infine dal programma REACT-1 del Regno Unito, guidato da un team dell’Imperial College di Londra, che testa più di 100mila volontari britannici ogni poche settimane. Il team ha eseguito analisi Ct per i campioni ricevuti a maggio, giugno e luglio, quando la Delta stava rapidamente sostituendo le altre varianti per diventare dominante nel Paese. I risultati hanno suggerito che tra le persone positive, quelle che erano state vaccinate avevano in media una carica virale inferiore rispetto alle non vaccinate. Paul Elliott, epidemiologo dell’Imperial, afferma che questi risultati differiscono da altri studi Ct perché questo studio ha campionato la popolazione in modo casuale e ha incluso anche persone che sono risultate positive senza mostrare sintomi. 

Questi dati – insieme a un aumento dei casi nei giovani che non hanno ancora un ciclo vaccinale completo – sottolineano l’efficacia della doppia vaccinazione contro Delta, afferma Elliott. “Pensiamo sia davvero importante vaccinare con doppia dose il maggior numero di persone, e in particolare i gruppi più giovani, il prima possibile”, conclude. 

(Adnkronos)