La terza dose di vaccino Pfizer e Moderna appare in grado di fermare la variante Omicron. Due dosi di vaccino non sembrano proteggere dal contagio ma hanno effetti in termini di efficacia contro i sintomi della malattia grave e il ricovero. E’ il quadro che si delinea mentre vengono raccolti dati sulla nuova variante, sui sintomi che Omicron provoca e sulla sua capacità di ‘bucare’ i vaccini. L’ultima conferma arriva dalle parole di Anthony Fauci, consigliere principale del presidente Usa Joe Biden.
“È possibile” che possa servire una quarta dose “ma spero che non succeda, che otteniamo un livello di durata della protezione che vada al di là dei sei mesi. Certo, può essere che il regime appropriato totale comporti tre dosi di vaccino a mRna. Abbiamo bisogno della terza dose perché è parte integrante del regime, quindi è possibile che dopo la terza dose non avremo bisogno di un’altra dose per molto più tempo di sei mesi”, dice Fauci a ‘e-VENTI’ su Sky Tg24.
Pfizer e Moderna lavorano alla realizzazione di un vaccino ad hoc, che potrebbe arrivare nel primo trimestre 2022. Al momento, le evidenze permettono di ipotizzare che la dose booster ordinaria sia sufficiente per proteggere il vaccinato. In particolare, una terza dose di vaccino Moderna offre una protezione superiore 20 volte rispetto a quella fornita da due dosi, secondo uno studio americano dei National Institutes of Health. Fauci ha fatto riferimento recentemente ai dati compresi in uno studio di laboratorio che verrà pubblicato in preprint la prossima settimana. Due settimane dopo la seconda dose di vaccino, l’attività neutralizzante nei confronti della variante Omicron risulta “sostanzialmente bassa” mentre si evidenzia “un livello sostanziale” di miglioramento due settimana dopo la terza dose, che viene inquadrata “all’interno del raggio di neutralizzazione di Omicron”.
Fauci ha anche fatto riiferimento ai dati relativi alla dose booster di Pfizer, con un incremento rilevante della risposta anticorpale: un mese dopo la terza dose, i livelli di anticorpi risultano cresciuti di 25 volte rispetto a quelli individuati 3 settimane dopo la seconda dose.
Nelle ultime ore, sono arrivate anche le informazioni fornite dagli scienziati dell’Imperial College di Londra, che si sono concentrati anche sul rischio di nuova infezione per i soggetti già guariti. Secondo gli esperti, “il rischio di reinfezione con la variante Omicron è 5,4 volte maggiore di quello della variante Delta” e che quindi “la protezione contro la reinfezione da Omicron, offerta da un’infezione avuta in passato, può arrivare fino al 19%”.
Gli scienziati hanno inoltre stimato l’efficacia dei vaccini anti-Covid contro l’infezione sintomatica da Omicron. Ebbene, “l’efficacia è compresa tra lo 0% e 20% dopo due dosi e tra il 55% e l’80% dopo la dose di richiamo”.
PFIZER – La terza dose del vaccino Pfizer alza la difesa contro la variante Omicron. Già con due dosi la protezione dovrebbe essere al 70% secondo quanto riporta uno studio, condotto su dati ‘real world’ del Sudafrica. Altri due lavori, osservano anche l’impatto della terza dose, mostrando dopo il booster un aumento della capacità di neutralizzare Omicron rispetto alla doppia dose, pur attestandosi su livelli più bassi di quelli che si hanno contro Delta.
In uno di questi due studi, una ricerca israeliana disponibile come primo step sulla piattaforma ‘Medrxiv’, gli autori hanno utilizzato isolati di diverse varianti fra cui Omicron per studiare la capacità di neutralizzazione del vaccino Pfizer/BioNTech. Gli esperti dimostrano “l’importanza della terza dose”, dal momento che dopo il booster rilevano un “aumento di 100 volte dell’efficienza di neutralizzazione” verso la variante Omicron. Ma questa neutralizzazione risulta “ridotta di 4 volte” rispetto a quella che si ottiene contro Delta. La durata dell’effetto è ancora da determinare. Gli autori osservano pure “una bassa efficienza di neutralizzazione contro Delta e il virus wild-type” dopo più di 5 mesi dalla seconda dose, “senza alcuna efficienza di neutralizzazione contro Omicron”.
In linea anche i risultati del secondo studio, che arriva invece dall’Australia ed è disponibile sulla piattaforma ‘Biorxiv’. I sieri raccolti uno, 3 e 6 mesi dopo due dosi di Pfizer/BioNTech hanno mostrato anche in questo caso “una capacità limitata di neutralizzare” il virus. Tuttavia, continuano gli autori, “4 settimane dopo la terza dose, i titoli anticorpali neutralizzanti risultano potenziati. Nonostante questo aumento, i titoli di anticorpi neutralizzanti sono ridotti di 4 volte per Omicron”.
MODERNA – Due dosi di vaccino Moderna sono meno efficaci contro la variante Omicron. La protezione però aumenta in maniera rilevante con la dose booster, ha evidenziato l’azienda facendo il punto dopo “un primo sguardo dato alla valutazione del vaccino e del booster” da 50 microgrammi (dose dimezzata rispetto a quelle che si inoculano nel ciclo primario) contro il nuovo mutante.
“Dopo la serie primaria a 2 dosi del nostro vaccino – ha reso noto Moderna – le persone avevano titoli di anticorpi neutralizzanti rilevabili contro Omicron”, ma “erano significativamente inferiori rispetto al virus wild-type”. Tuttavia, “una dose booster del vaccino mRNA-1273 al livello di dose di 50 µg ha aumentato significativamente i titoli degli anticorpi neutralizzanti anti-Omicron”, aggiunge Moderna spiegando che “questi e altri dati sono stati inviati a un server” in cui vengono pubblicati i lavori in versione prestampa (non ancora sottoposti a revisione fra pari), in modo da essere subito disponibili.
L’azienda Usa ha definito “incoraggianti questi dati iniziali”. E ha annunciato: “Stiamo lavorando attivamente sulla nostra strategia in 3 parti per affrontare la variante Omicron. Ci aspettiamo dati su un booster di 100 microgrammi”, cioè a dose piena. I risultati dovrebbero arrivare a breve.