(Adnkronos) – “E’ ancora troppo presto per dire se dobbiamo preoccuparci di Xe”, variante ricombinante di Sars-CoV-2 segnalata nel Regno Unito, un ‘mix’ tra Omicron 1 e Omicron 2. “Sono appena qualche centinaio i casi registrati nel mondo e allarmarsi è prematuro”, spiega all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, che invita ad “aspettare e monitorare, rafforzando la sorveglianza” sui mutanti emergenti del coronavirus pandemico.
Come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità in base a dati preliminari che vanno convalidati, “Xe – ricorda l’esperto – sembrerebbe avere una capacità di contagio superiore del 10% rispetto a Omicron 2”. Al momento però non sappiamo altro e Pregliasco preferisce non correre troppo e attendere conferme, anche perché “conosciamo già altre varianti ricombinanti – sottolinea – e di varianti in generale ce ne sono a migliaia: alcune diventano una problematica epidemiologica, altre no. Per adesso mi limiterei a evidenziare l’aspetto positivo”, ossia “l’essere in grado di continuare a intercettare l’emergere di queste nuove varianti, così da studiarle. Anzi, anche l’Italia dovrebbe implementare la sua sorveglianza”, insiste il virologo proprio nel giorno in cui – da circolare del ministero della Salute – si svolge una nuova flash survey coordinata dall’Istituto superiore di sanità con il supporto della Fondazione Bruno Kessler e in collaborazione con il ministero, Regioni e Province autonome.
Il messaggio del medico, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, è di evitare allarmismi ingiustificati. Fra l’altro, rimarca Pregliasco, “la tendenza evolutiva dei virus, salvo inciampi, è quella di diventare progressivamente sempre più benevoli nei confronti dell’ospite”. In altre parole, Xe potrebbe anche rivelarsi più trasmissibile, ma meno aggressiva delle precedenti versioni di Omicron.