Khaby Lame si racconta: “Il mio linguaggio universale, supera tutte le barriere”

Ha spodestato Chiara Ferragni diventando l’italiano più seguito su Instagram, mentre su TikTok è terzo con 77 milioni di follower. Khaby Lame è il nuovo fenomeno dei social, arrivato alla popolarità grazie ai suoi video dove non dice una parola. Ma a comunicare ci pensano il suo sguardo irresistibile, gli occhi sgranati, il sorriso comprensivo a labbra strette e le mani, con i palmi girati verso il cielo, come a dirti: “Lo vedi?, è più facile di come immaginavi”.  

“Il muto è un linguaggio universale, se vuoi comunicare con tutti non devi parlare”, spiega il 21enne di Chivasso che si racconta in un’intervista a Repubblica, iniziando dal suo arrivo in Italia venti anni fa: “Avevo un anno”. Il papà aveva trovato un lavoro qui e si era portato dietro la famiglia. È arrivato in aereo, è stato detto. Allora non sei arrivato con un barcone come gli altri migranti? “Spero!” ride, “mi hanno detto che era un aereo”. La famiglia Lame andò ad abitare prima a Romano Canavese e poi a Chivasso, alla periferia di Torino, nelle case popolari: “Tutti pensano che le case popolari siano brutte, abitate da brutta gente, ma io ci sono stato benissimo”.  

E il razzismo? “Mai visto, mai sentito, con me tutti sono sempre stati gentili, ci aiutavamo sempre fra di noi”. E gli hater? Gli odiatori che vivono sui social? Khaby ci regala uno dei suoi sorrisi più belli: “Li adoro”, dice, “quelli mi seguono sempre, guardano ogni mio video cercando un errore per mettermi in difficoltà. Sì, voglio bene ai miei hater, sono i fan numero uno, come farei senza di loro”. A scuola Khaby si diverte ma non va bene: è dislessico e ha una forma di discalculia, problemi a fare i conti. “Mi hanno bocciato due volte” dice. Ma la scuola l’hai finita? “Sì, tutto regolare. E ho iniziato a fare mille lavoretti. Cameriere, muratore, lavavetri, facevo di tutto pur di guadagnare”.  

Fino a quando è stato assunto in una fabbrica. Operaio addetto ad una macchina a controllo numerico di filtri ad aria: “Anche se c’erano i numeri, quelli li capivo. Ma mi annoiavo, in fabbrica, io sono sempre stato un tipo allegro, solare, non era il posto per me”.  

La svolta è stata il Covid: nel marzo 2020 scatta il primo lockdown e Khaby viene licenziato. Ma lui non si dispera, anzi: ora ha tempo per stare a casa a fare quello che ama: video divertenti. “Avevo cominciato qualche tempo prima con i miei amici, facevamo dei video che mettevamo su YouTube, ma non li vedeva nessuno, tredici, quattordici visualizzazioni. Li vedevamo solo noi”.  

Con la pandemia debutta su TikTok che ha dalla sua un algoritmo che individua subito i contenuti che potenzialmente possono piacere a tutti e rispetto agli altri social consente di avere successo anche se non sei nessuno. Come Khaby Lame da Chivasso. Il primo video ovviamente è sull’Amuchina: che ci vuole a lavarsi le mani? Va forte. A giugno Khaby capisce che questa cosa funziona, non è come su YouTube, e cerca un manager: non è il manager a scegliere lui è lui a scegliere Alessandro Riggio, un calabrese giovane e bello con un passato all’Actor Studio di New York e un presente da agente di influencer famosi. È Riggio a trattare con i giornalisti internazionali in fila per intervistarlo; è Riggio ad averlo convinto a studiare l’inglese “perché lui sarà il nuovo Eddie Murphy”; e c’era sempre Riggio al telefono con il ministero degli Esteri per cercare di avere un visto per gli Stati Uniti dove Khaby era stato invitato. Visto negato, “ho solo il passaporto del Senegal”.  

Eh già: anche se nelle varie classifiche accanto a Khaby c’è sempre la bandiera italiana; anche se sta qui da quando aveva un anno; anche se qui ha fatto tutti gli studi; anche se da qui lavora e comunica con il mondo, Khaby Lame non è cittadino italiano: “Ma non mi serve un pezzo di carta per farmi dire che mi sento anche italiano. Senegalese e italiano”. Ma la cittadinanza serve per una questione di diritti, per questo sta cercando di averla. “E quando ce la farò sarò uno dei primi che cercherà di aiutare tutti quelli che sono nelle mia situazione”, ci dice rispondendo alla domanda sulle necessità non di dare la cittadinanza a lui (che l’avrà), ma di cambiare la legge per tutti. 

E adesso? “Continuo a pensare a come far ridere le persone”. Il tuo sogno? “Fare cinema, vorrei diventare un attore comico”. Il tuo segreto? “La costanza. Non essermi arreso. Le persone a volte rinunciano a fare le cose che amano perché si fanno condizionare dal giudizio degli altri”. 

(Adnkronos)