“Posso fare solo una considerazione di carattere personale: questo incarico mi ha emotivamente provato, devo dire la verità. Avere a che fare ogni giorno con l’eco di migliaia e migliaia di morti e di storie personali non è una cosa che può lasciare indifferenti. E in questo anno e mezzo ho lavorato con questo pensiero costante”. Il virologo Andrea Crisanti descrive così all’Adnkronos Salute cosa c’è dietro al centinaio di pagine che compongono la sua super perizia. Domani il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova la consegnerà in procura di Bergamo. Dentro c’è la ricostruzione dei mesi che hanno cambiato le vite degli italiani, i primi mesi della pandemia. Perché tutto è cominciato in Lombardia, dove a febbraio 2020 è stato intercettato il paziente zero, e dove per primo si è abbattuto lo tsunami Covid-19.
Un anno e mezzo di lavoro, “migliaia di documenti visionati”, racconta Crisanti. Il risultato è un testo di poco meno di cento pagine che in molti sperano possa far luce su passaggi cruciali: la storia dell’ospedale di Alzano Lombardo e il nodo della gestione dei primi casi rilevati; la mancata zona rossa in quell’area del territorio bergamasco che è stata fra le più colpite; le comunicazioni fra il livello centrale e quello periferico; il rebus del piano pandemico e del suo aggiornamento.
“Mi sono ispirato a quella che era la richiesta della procura: indipendentemente da qualsiasi responsabilità di carattere civile, penale o risarcitorio, generare un documento che potesse in qualche modo restituire agli italiani la storia di quei mesi – dice Crisanti – Sicuramente la lettura della perizia darà una chiave per comprendere quello che è accaduto. Penso che sia stata fatta una cosa molto obiettiva”, conclude l’esperto.