La rielezione a Capo dello Stato di Sergio Mattarella ha molte analogie con quanto accadde nell’aprile 2013, quando Giorgio Napolitano divenne il primo presidente della storia della Repubblica italiana ad essere rieletto.
Napolitano, esattamente come Mattarella, non voleva il bis. Aveva 87 anni, voleva tornare a una vita senza un impegno così pesante, e anche la moglie Clio era molto ferma su questa posizione.
Lui poi, a dispetto del soprannome di “Re Giorgio” che gli era stato affibiato per il suo interventismo politico, era convinto che il settennato da Presidente fosse una durata più che sufficiente. E’ la carica più lunga tra tutte quelle istituzionali della Repubblica italiana.
Ma in quell’aprile di nove anni fa, il Parlamento espresso solo due mesi prima dalle elezioni politiche, con una maggioranza tutt’altro che ampia, non riusciva a mettersi d’accordo sul nome da eleggere al Quirinale. Il centro sinistra “bruciò” uno dopo l’altro i due nomi illustri di Franco Marini e Romano Prodi. Si arrivò alla paralisi parlamentare e Napolitano fu costretto ad accettare il bis.
Venne eletto alla sesta votazione con 738 voti. Napolitano si dimise poi il 14 gennaio 2015, per ragioni innanzitutto legate all’età: aveva quasi 90 anni.
Quella del Mattarella bis, con otto scrutini, è stata l’elezione più lunga della seconda Repubblica. Sette anni fa venne eletto alla seconda votazione con 638 voti.
Tornando indietro alla prima Repubblica ci vollero invece 23 votazioni per eleggere Leone al Colle, 21 per Saragat, 16 per Pertini (che ottenne il record di preferenze con 832 voti) e altrettante per Scalfaro. Solo per Cossiga bastò una votazione cosa che, nella seconda Repubblica, accadde nel 1999 per Ciampi.
Una curiosità: l’elezione all’ottava chiama del capo dello Stato non è mai accaduta, gli appassionati di numerologia e cabala avranno di che sbizzarrirsi.