(Adnkronos) – “Contrariamente a quanto da noi suggerito nel corso delle riunioni del Tavolo tecnico, non si è voluta percorrere la strada del negoziato con l’Unione europea per escludere il comparto dalla Direttiva servizi. E questo cambia completamente la prospettiva”. Lo dichiara ad Adnkronos/Labitalia Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, che rappresenta al momento circa 2.300 associati in 11 Regioni: Lazio, Sardegna, Toscana, Calabria, Marche, Puglia, Sicilia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Campania. “Rispetto all’elaborazione dell’emendamento del Governo al ddl Concorrenza, denunciamo la clamorosa mancanza di coinvolgimento di Comuni e Regioni. Per quanto riguarda, invece, le associazioni di imprese e della categoria, il coinvolgimento è stato solo formale: abbiamo lavorato al buio, senza collaborazione reale sul testo del decreto, che abbiamo avuto solo a cose fatte”, aggiunge Maurelli.
“Molteplici criticità: innanzitutto, i tempi per la fase attuativa. L’eccessiva scarsità di tempo previsto rischia di creare un grave stato di caos e di non portarci ad avere i decreti attuativi. In seconda battuta, va disciplinato meglio il valore aziendale di impresa, che deve tenere conto di tutti i servizi svolti negli anni dagli imprenditori balneari. In quest’ottica Federbalneari Italia sta delineando tutti i criteri da considerare e da rivedere in Parlamento per modificare il testo per una valutazione economica più esaustiva e corretta” dice ancora Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, a proposito della riforma delle concessioni varata dal Consiglio dei ministri.
“Ora come Federbalneari Italia faremo di tutto per garantire quelle tutele alle pmi del comparto che al momento sono gravemente insufficienti. Sempre in quest’ottica è fondamentale scongiurare che per via della fase di riordino che il comparto sta vivendo, le aziende attualmente in attività vengano escluse dall’accesso alle risorse per la valorizzazione dei territori previste dal Pnrr, alle quali hanno diritto”, aggiunge Maurelli. “Questo sarebbe un danno gravissimo non solo e non tanto per le imprese, quanto per il nostro Paese tutto che perderebbe un grande potenziale di miglioramento delle proprie risorse pubbliche”, conclude.