(Adnkronos) –
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Quota 100 si è rivelato un provvedimento marginale e temporaneo, che ha coinvolto solo un terzo delle persone che avevano maturato il diritto e ha lasciato inalterata la prospettiva previdenziale per la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori”. E’ la dichiarazione del segretario confederale Cgil, Christian Ferrari, commentando l’analisi di Inps e Upb. I dati confermano ”la fondatezza delle stime che la Cgil aveva fatto a suo tempo, sia sulla platea coinvolta dalla misura che sulle risorse impegnate. Le nostre previsioni furono da molti contestate, ma i numeri ci hanno dato inequivocabilmente ragione”, afferma il sindacalista.
“La nostra posizione – spiega il responsabile della previdenza pubblica per la Cgil nazionale, Ezio Cigna- resta la stessa: c’è bisogno di inserire elementi di equità e di solidarietà nel sistema, è necessaria una vera riforma previdenziale che superi strutturalmente e definitivamente la legge Monti-Fornero”.
I dati dimostrano come la propensione al pensionamento in un sistema contributivo sia ”profondamente cambiata: non tutti coloro che perfezionano il diritto alla pensione decidono di anticipare l’uscita”, osserva il sindacalista. Ormai, due terzi delle posizioni sono calcolate con il contributivo. Tale aspetto va considerato anche ai fini della quantificazione dell’impatto finanziario, che sarebbe di gran lunga inferiore rispetto alle valutazioni attuali, delle proposte di modifica del sistema previdenziale”.
Anche quota 102, secondo Ferrari, ”è una misura inutile, che non dà alcuna risposta. Il punto non era rendere più graduale l’uscita da ‘Quota 100’, ma riformare complessivamente il sistema. È necessario che il Governo riapra al più presto il tavolo di confronto sulla previdenza, che si è interrotto bruscamente a febbraio, per le vicende legate alla crisi geopolitica. Anche se l’emergenza non è superata, il tema pensioni va affrontato subito, per dare risposte e certezze alle persone, e non agitato come slogan nella prossima campagna elettorale”.
Secondo il segretario confederale ”è necessario quindi, sulla base delle proposte contenute nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil, procedere lungo la strada di una riforma che garantisca flessibilità in uscita per tutti dopo i 62 anni, con interventi che tengano conto della condizione delle donne, dei lavoratori discontinui e precoci, dei lavori gravosi e usuranti, e introducendo una pensione contributiva di garanzia per i più giovani, altrimenti destinati a un futuro da pensionati poveri”.