Agricoltura, scoperti 62 lavoratori irregolari. E la metà delle aziende non è in regola

ALTO MANTOVANO – Sono numeri sconcertanti quelli portati alla luce dalla Guardia di Finanza di Castiglione delle Stiviere. Da una serie di controlli condotti dai militari nelle campagne dell’Alto Mantovano per verificare il rispetto delle norme a tutela del lavoro nel settore dell’agricoltura, sono infatti emerse non poche irregolarità, in particolare per quanto riguarda lo sfruttamento di manodopera ed il lavoro nero o irregolare.

Sono state controllate 16 aziende impegnate, nella maggiore parte dei casi, nella raccolta delle uve dell’ultima vendemmia, delle quali solo la metà sono risultate regolari. Al termine delle attività ispettive sono stati scoperti 62 lavoratori irregolari, di cui 6 completamente “in nero” quindi non contrattualizzati e privi di qualunque forma di tutela.

Parte delle irregolarità riscontrate si riferiscono alla stipula di contratti di appalto con una cooperativa che, mascherando una somministrazione illecita di manodopera, si è limitata a mettere a disposizione del committente le mere prestazioni lavorative dei propri dipendenti (ad un costo “competitivo” in quanto, in qualità di cooperativa, può fruire di una normativa fiscale e contributiva agevolata), in assenza degli elementi essenziali che contraddistinguono e legittimano l’appalto, come l’organizzazione dei mezzi, la direzione o organizzazione dei lavoratori e l’assunzione, da parte dell’appaltatore, del rischio d’impresa. Si tratta di forme di lavoro irregolare ancora più insidiose rispetto al “lavoro nero”, perché richiedono un’analisi contabile, con specifiche competenze tecniche, essendo necessario contestare la validità di rapporti di lavoro apparentemente regolari.

Il contrasto al lavoro sommerso nel settore agricolo è stato intrapreso dalla Tenenza di Castiglione delle Stiviere a partire dalla vendemmia del settembre 2018, estendendo poi le ispezioni in diversi altri settori dell’economia dell’Alto Mantovano (come i laboratori tessili gestiti da soggetti di etnia cinese), individuando, complessivamente, 226 posizioni di lavoratori irregolari di cui 86 completamente in “nero”. Nel corso delle operazioni eseguite presso le 124 imprese sono stati identificati 534 lavoratori, sono state applicate 34 misure di sospensione dell’attività e segnalate all’Autorità Giudiziaria 8 lavoratori clandestini e i rispettivi datori di lavoro. Sono state contestate sanzioni amministrative per oltre 420.000 euro, segnalati contributi non versati per oltre 300 mila euro e ritenute Irpef per circa 50 mila euro.

L’attività svolta dalla Guardia di Finanza per contrastare l’economia sommersa nella forma dello sfruttamento della manodopera irregolare o “in nero” – che consente alle aziende utilizzatrici di ottenere una illecita riduzione del costo del lavoro, ponendo così in essere una concorrenza sleale nei confronti delle altre società operanti nello stesso settore – è diretta ad arginare la diffusione dell’illegalità, a prevenire e reprimere eventuali fenomeni di caporalato e a tutelare le imprese che operano nella piena osservanza delle leggi.

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