Volodymyr Zelensky ospite di Sanremo 2023 divide la politica italiana. Da Matteo Salvini a Giuseppe Conte, sono diversi i leader ed esponenti di partito che hanno sollevato dubbi, espresso contrarietà o accolto con favore la partecipazione del presidente ucraino al festival della canzone italiana. Una partecipazione che ovviamente non sarà in presenza: Zelensky ‘presenzierà’ attraverso un videomessaggio in onda prima dello spareggio finale tra i primi cinque classificati per la vittoria.
Uno dei primi a intervenire, interpellato ieri sul tema, è stato il leader leghista Matteo Salvini. Da Sanremo 2023, ha spiegato, “avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e poi che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica è qualcosa che penso tutti si aspettano”. “Sono amante del festival vecchia maniera – ha rimarcato Salvini -. Non dico chi spero che vinca, se no lo danneggio e arriverà ultimo sicuramente. Ho le mie preferenze ma in campo canoro, non in altri campi. Adoro la canzone italiana. Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze”. Poi, replicando a chi gli chiedeva se ritiene non opportuno l’intervento di Zelensky, Salvini ha spiegato: “Non giudico. È l’ultima settimana di campagna elettorale, se avrò tempo di guardare Rai Uno sarà per ascoltare canzoni, non per ascoltare altro”. Quanto a un rischio di escalation del conflitto in Ucraina, “speriamo che finisca il prima possibile – ha osservato Salvini – noi siamo allineati con le posizioni occidentali. E speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro”. Più netta, tuttavia, la posizione del leader della Lega qualche ora più tardi: “Se avrò dieci minuti di tempo per vedere il Festival di Sanremo, vedrò le canzoni, non Zelensky. Se Zelensky ha il tempo di andare agli Oscar o al Festival di Sanremo, lo sa lui. Ogni contesto merita serietà, anche Sanremo. Mi chiedo quanto sia opportuno che il festival della canzone italiana abbia un momento con la guerra e le morti in corso, non mi sembra che le cose vadano d’accordo”, le parole del ministro e vicepremier ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
“Io sono stato molto contento quando il presidente Fico ha assunto l’iniziativa di invitare il presidente Zelensky a confrontarsi al Parlamento italiano. Non credo francamente, invece, che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo”, la posizione del presidente del M5S Giuseppe Conte.
“Zelensky a Sanremo? Penso possa essere un momento di grande coinvolgimento, di chiarificazione, di informazione, come sempre è stato per il Festival, penso sia un dato positivo”, spiega invece Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fdi, ospite di Agorà, su Rai 3.
“Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra”, il tweet del leader di Azione Carlo Calenda. “Esistono contesti adatti a un messaggio drammatico come la guerra ed altri che non lo sono. Non credo gioverebbe a Zelensky, un presidente bravo e che sta difendendo il suo Paese” intervenire “tra una canzone e l’altra. Capisco il senso, cioè l’idea di raggiungere più persone possibile. Ma credo che prevalga il fatto che quel contesto lì svaluta quanto sta accadendo in Ucraina”, ha poi affermato a Tagadà su La7, aggiungendo: “Mi sembrerebbe un po’ fuori contesto”.
“L’annunciata presenza di Zelensky al Festival di Sanremo è inopportuna e appare mera propaganda di guerra”, il post su Twitter di Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare ed ex sindaco di Napoli. “Se si vuole sostenere il popolo ucraino e parlare finalmente di pace e non solo di armi e guerra – aggiunge de Magistris – si dia la voce, cantata o parlata, ad una mamma ucraina ed una russa”.
“Credo sia importante che gli italiani ascoltino la diretta testimonianza di chi in Ucraina sta guidando la resistenza alla brutale e immotivata aggressione russa. La presenza di Zelensky a una manifestazione così popolare come il Festival di Sanremo è un modo per essere vicini agli ucraini che difendono la loro libertà e loro scelta europea e, dunque, i nostri valori, ascoltando la voce delle legittime istituzioni di Kiev. Mi auguro che, nonostante le pressioni politiche, gli organizzatori confermino la presenza di Zelensky. Fare marcia indietro ora sarebbe un pessimo segnale, inevitabilmente letto come una presa di distanza dalla causa ucraina. E sono inoltre certo che la comunità ucraina in Italia, compresi i rifugiati a causa della guerra, saranno orgogliosi e felici di vedere il suo breve messaggio di saluto nella trasmissione tv più attesa dell’anno”, la dichiarazione del segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova.
“Ma davvero è così difficile capire (anche a sinistra) che ha senso Zelensky a Sanremo proprio perché non è un contesto informativo? E che da sempre il Festival è anche un luogo dove si veicolano messaggi e temi importanti?”, le parole di Matteo Orfini su twitter.