(Adnkronos) – Realizzare il primo Testo unico della sanità in Italia, un codice di settore che raccolga tutti i testi normativi esistenti in materia per offrire ai professionisti sanitari, ai giuristi e ai cittadini un quadro organico della pluralità delle fonti normative e un utile strumento di analisi e comparazione, per focalizzare l’attenzione su criticità e contraddittorietà presenti nella vasta normazione in vigore. Questo l’ambizioso obiettivo al centro di un convegno sulla legislazione concorrente Stato-Regioni, promosso e organizzato dall’Istituto europeo di ricerca e formazione politica e dall’Ordine dei medici di Roma, rappresentato dal presidente Antonio Magi, tenutosi il 12 dicembre a Roma.
I fondatori dell’Istituto – riferisce una nota – il presidente Giovanni Carnovale, la tesoriera Mariastella Giorlandino, Luca Di Donno e Guido Alpa hanno dato il via ai lavori per la valutazione della migliore possibile realizzazione del progetto sulla possibilità di aggiornamento, modernizzazione e semplificazione delle leggi e delle prescrizioni normative su tutti i compartimenti e le criticità del sistema sanitario. A tale proposito, le principali associazioni di categoria delle strutture sanitarie private, sotto la sigla unica Uap (rappresentativa di Anisap, Aisi, Confapi, FederLab Italia, Unindustria, Fenaspat e FederLazio), che contano più di 8mila strutture a livello nazionale, hanno rilevato durante l’evento la grossa criticità del momento, relativa al nuovo Nomenclatore tariffario varato dal ministero della Salute, in vigore dal primo gennaio 2024, che prevede pesanti tagli ai rimborsi per le prestazioni sanitarie in strutture private accreditate e strutture pubbliche.
La nota riporta, in proposito, qualche esempio: per un emocromo sono previsti rimborsi pari a 1,95 euro anziché 4,10; per una prima visita cardiologica con Ecg soli 33,60 euro; per una visita dermatologica con epiluminescenza 22,40 euro, e così via. Secondo i rappresentanti delle associazioni di categoria, “tali cifre al di sotto dei costi comporteranno la paralisi del sistema sanitario di erogazione pubblica sia di ambulatori che poliambulatori, ma anche di ospedali, creando un vero e proprio disservizio ai cittadini, con conseguente aumento delle patologie per mancanza di diagnosi precoci, creando un danno che dovrà essere risanato dalla popolazione italiana, soprattutto in considerazione del fatto che la sanità privata, pur incidendo solo con l’8% sulla spesa sanitaria pubblica, assolve al 33% delle richieste della popolazione”. La Uap “ha chiesto quindi un’immediata presa di posizione del Governo che ha varato il provvedimento”, chiede “il perché di tale scelta e cosa ci sia dietro, se per caso lo stesso non celi l’interesse di grosse multinazionali estere o di fondi esteri che intendono entrare nel mercato sanitario italiano per acquistare le imprese italiane in difficoltà”.