MANTOVA – Questa mattina in via Pescheria ha fatto tappa il camper brandizzato Flc Cgil a sostegno di una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei diversi temi, tra cui la scuola, legati all’autonomia differenziata proposta dal Governo in carica. Numerose le persone che si sono fermate per discutere dell’argomento con i sindacalisti presenti.
Paolo Campione segretario provinciale Flc Cgil di Mantova ha dichiarato:” Se l’autonomia differenziata proposta dal Governo dovesse diventare legge ci sarebbe una diversificazione dei contratti e delle retribuzioni nella scuola. Il contratto deve essere unico, così come le retribuzioni e i diritti uguai per tutti. Delocalizzare come vorrebbe questa proposta di legge significherebbe creare ulteriori differenze che sono già in atto. Per questo diciamo no all’autonomia differenziata”.
Oltre a Campione, erano presenti anche il segretario generale di Flc Cgil Lombardia, Massimiliano De Conca, il segretario generale della Cgil di Mantova, Daniele Soffiati e i funzionari di diverse categorie. Pure il sindaco di Mantova Mattia Palazzi si è fermato per testimoniare il proprio sostegno all’iniziativa. “La proposta del Governo non c’entra nulla con quella dell’autonomia che in molti vorremmo e che si tradurrebbe nel poter incidere e decidere di più per le nostre comunità. Per come è stata concepita questa è un’autonomia che sfascia il Paese perchè crea disparità tra nord e sud ma anche tra zone in difficoltà e aree maggiormente produttive”.
Autonomia differenziata
Il disegno di legge del Ministro Calderoli è arrivato in questi giorni al Senato, proposto dai relatori Costanzo Della Porta e Paolo Tosato e il voto finale arriverà entro fine gennaio.
L’art.116 della Costituzione (come modificato nel 2001) prevede che una serie di materie, non affidate in via esclusiva allo Stato centrale, possano essere demandate alla competenza di ogni singola Regione a statuto ordinario.
La legge che affida le competenze è “approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base d’intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.
Le materie in questione sono indicate ai commi 2 e 3 dell’art.117. Si tratta di:
- Organizzazione della giustizia di pace;
- Norme generali sull’istruzione;
- Tutela di ambiente, ecosistema e beni culturali;
- Rapporti internazionali e con l’Unione Europea;
- Commercio estero;
- Tutela e sicurezza del lavoro;
- Professioni;
- Ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
- Salute;
- Alimentazione;
- Protezione civile;
- Governo del territorio;
- Porti e aeroporti civili;
- Reti di trasporto e di navigazione;
- Ordinamento della comunicazione;
- Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
- Previdenza complementare e integrativa;
- Finanza pubblica e sistema tributario;
- Promozione e organizzazione di attività culturali;
- Casse di risparmio, casse rurali e aziende di credito;
- Enti di credito fondiario e agrario.
L’autonomia differenziata si configura come il riconoscimento, da parte dello Stato, della facoltà di una Regione a statuto ordinario di godere di autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e, in tre specifici casi, su materie di competenza esclusiva dello Stato. Parallelamente alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, il quale non verrebbe più redistribuito a livello nazionale in base alle necessità collettive.La bozza della riforma è stata presentata nella Conferenza Stato-Regioni dal Ministro Calderoli e prevede che le Regioni potranno poi, a loro volta, trasferire le funzioni agli enti amministrativi più vicini ai cittadini: comuni, città metropolitane e province. Il tema su cui ci sono maggiori divisioni sono i Lep, ovvero iLivelli essenziali delle prestazioni. Si tratta degli standard minimi dei servizi, che devono essere garantiti in tutte le Regioni e che rappresentano una tutela per i “diritti civili e sociali” dei cittadini, come sancito dalla Costituzione. Con la proposta di legge, l’entità di questi finanziamenti dovrebbe essere definita prima delle richieste di autonomia, ma lasciando alle Regioni la possibilità di stipulare un’intesa, anche senza l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio.