MANTOVA – “L’8 e il 9 giugno si decide se andare avanti o tornare indietro. L’Europa è a metà del guado, ha fatto tanta strada nel corso degli ultimi decenni ma ora più che mai ci troviamo a uno snodo fondamentale, quello nel quale si decide che cosa si vuole fare, in quale direzione vogliamo andare. Tutto ciò che abbiamo acquisito fino a ora, ormai, non basta più”. Lo dice chiaro e tondo, Giorgio Gori, in apertura del lunedì sera mantovano a Palazzo Soardi che vede il sindaco bergamasco dem, in ritardo sulla tabella di marcia perché reduce dall’ultimo Consiglio comunale del suo doppio mandato, presentarsi in vista delle elezioni europee per le quali è candidato: non è tempo di mezze misure, anzi, è giunto il momento di prendere una posizione.
Presentato dall’omologo virgiliano Mattia Palazzi, al quale si sente legato da una duratura amicizia e da “una totale corrispondenza di idee, di metodo e di approccio nei confronti dei cittadini”, e affiancato anche dal segretario provinciale dem Adriano Stabile, Gori definisce l’Unione Europea “un grande progetto politico”. “Noi pensiamo – dice Gori – che ci sia bisogno di una maggiore integrazione nel continente. Di strada ne abbiamo fatta tanta, siamo partiti dalle guerre secolari tra le nazioni, dal sangue versato da tante persone comuni, e da lì è nata la coscienza di un cambiamento da attuare. Si è partiti dalle materie prime come principio di cooperazione, poi si è capito che le frontiere di persone e merci andavano abbattute. Ora, però, questo non basta più: il mondo si è allargato, sia a causa della globalizzazione, sia dal punto di vista demografico. L’Europa è una piccola ma importante frazione del pianeta e, mentre gli altri continenti si espandevano, è rimasta ferma sotto molti punti di vista”.
Di fronte a questo scenario mondiale, allora, che cosa si può fare? “Per me – afferma Giorgio Gori – è evidente che un singolo Paese possa fare ben poco. Siamo in grado di competere in questo mondo sempre più avanzato? Siamo in grado di dare prospettive di prosperità ai cittadini? E di garantire loro la sicurezza che chiedono? L’Unione Europea, così com’è, non ce la può fare: è troppo frammentata. Serve una visione unitaria, serve una visione economica molto più significativa, altrimenti si rischia di tornare indietro. Sento aleggiare slogan come “meno Europa c’è, meglio è”: penso che siano parole molto pericolose. Il PD crede in modo convinto nell’europeismo, e ritengo che mai come oggi sia necessario impegnarsi e andare a votare”.