PEGOGNAGA – I ricordi dell’infanzia lasciano un’impronta indelebile non solo nella memoria ma anche nel cuore. Inevitabile allora il confronto tra stile di vita del passato, condizionato da quanto la natura stessa metteva a disposizione, e ciò che oggi, terzo millennio, è superato invece dalla tecnologia. Capita che l’incontro fra due amici pensionati, Alberto Martinelli e Angelo Tarana di Pegognaga, che frequentarono la scuola elementare frazionale di Cervetta in territorio pegognaghese, fino all’inizio degli anni Sessanta sita pressoché a ridosso dell’argine maestro di Po, ai confini con Portiolo, si trasformi nel ricordo di una straordinaria esperienza didattica, rimasta in loro tanto più impressa perché nello scorrere quotidiano della vita hanno riscontrato quanto quel vissuto sia risultato evento non frequente tra la moltitudine di altri amici pur cresciuti in campagna, e perciò abbia risvegliato in loro il desiderio di rivivere e mettere in pratica quell’apprendimento scolastico. «A Cervetta – racconta Tarana – abbiamo frequentato sino alla 4a elementare. La 5a invece, dovendo sostenere l’esame, la si frequentava in capoluogo». «Era l’anno scolastico 1960-’61 – prosegue Martinelli – e la maestra era Anna Sarzi di Suzzara. Un giorno ci parlò dello straordinario lavorìo dei bachi da seta. Un mattino di maggio portò a scuola una scatola contenente minuscole uova. Che la settimana successiva si dischiusero lasciando fuoriuscire dei vermicelli. I bachi, appunto. I giorni successivi la maestra ci accompagnò durante l’intervallo delle lezioni in un campo a raccogliere foglie di gelso, con le quali nutrire i bachi. Così di nostra iniziativa quanfo andavamo a scuola raccoglievamo altre foglie. Un mattino scoprimmo che nella scatola non c’erano più i bachi mai dei bozzoli. La maestra ne aprì uno, dimostrandoci la meraviglia di quella costruzione composta di un unico filo di seta, tessuto bellissimo e prezioso, che col progredire degli anni è stato sostituito dal nylon, il quale per quanto fine non ha certo la bellezza e la naturalità della seta». Quel ricordo ha risvegliato in Alberto Martinelli il desiderio di ripetere l’esperienza a poco meno di sessant’anni dell’apprendimento. Eccolo assieme all’amico Angelo mostrare i bozzoli.
Riccardo Lonardi