Traffico di cocaina tra la Colombia e Mantova, la Gdf arresta 15 persone

ASOLA/ACQUANEGRA – Sgominato dalla Guardia di Finanza un traffico internazionale di cocaina e marijuana, che faceva arrivare la droga anche nel Mantovano. Le fiamme gialle di Vicenza, quest’oggi, con un’ampia operazione scattata all’alba (utilizzato anche un elicottero) hanno eseguito provvedimenti cautelari nei confronti di 15 persone su impulso della locale Procura. In manette otto albanesi, tre colombiani e quattro italiani: le misure cautelari e le perquisizioni hanno toccato, nella nostra provincia, i comuni di Acquanegra sul Chiese e Asola.

Sono finiti sotto sequestro un chilo e mezzo di coca, 15mila euro in contanti, un’automobile con doppiofondo, sotto il cambio, per nascondere la droga e 15 smartphone, utilizzati per le comunicazioni dei traffici illeciti. I commerci e i trasporti di polvere bianca si estendevano dalla Colombia alla Spagna, per arrivare nel Mantovano, nel Bresciano e nel Vicentino per il commercio “al dettaglio”.

Le indagini delle Fiamme Gialle erano cominciate poco più di un anno fa, quando ad Altavilla Vicentina erano stati arrestati tre soggetti di nazionalità albanese, beccati in possesso di 1.200 dosi di cocaina. Da ulteriori accertamenti, effettuati con pedinamenti, microspie e intercettazioni, i finanzieri hanno scoperto che le ramificazioni dell’organizzazione arrivavano anche nelle province di Mantova e Brescia: due famiglie di origine albanese operavano tra Mantova e Vicenza, un terzo “clan” colombiano era attivo tra Mantova e Brescia e si occupava dei contatti con la Colombia e la Spagna. In Sudamerica uno degli indagati vantava rapporti privilegiati con i più potenti cartelli della droga.

Se la cocaina arrivava dalla Colombia, la marijuana era “Made in Italy”, poiché veniva coltivata, essiccata e confezionata in un laboratorio in una casa di campagna a Monte di Malo (Vicenza), di proprietà di un cittadino albanese “di comodo”. Quello di utilizzare insospettabili e incensurati, anche per quanto riguarda il trasporto dello stupefacente tra gli scali internazionali, era una prassi consolidata da parte dell’organizzazione criminale, che tentava in questo modo di sfuggire alle attenzioni delle autorità.

Secondo le stime, l’organizzazione aveva un volume d’affari di circa mezzo milione di euro, con ricavi superiori ai 3,3 milioni che sarebbero stati reinvestiti in attività legate al narcotraffico e nell’acquisto di immobili e locali notturni in Italia e in Spagna.