Dazi, a rischio l’agroalimentare mantovano, possibile boom di imitazioni

MANTOVA – Ora non è più un’ipotesi ma una certezza. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato. Saranno applicati dazi del 20% sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Unione Europea a partire dal 9 di aprile.
Tradotto: per gli americani aumenteranno i costi dei prodotti italiani, per gli italiani diminuiranno i volumi delle esportazioni verso gli Usa, facendo aumentare se non si trovano alternative, le scorte rimaste invendute con un conseguente crollo dei prezzi.

In foto il presidente di Coldiretti Mantova, Fabio Mantovani

DAZI, COLDIRETTI: TEMIAMO AUMENTO DELLE IMITAZIONI
Il dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, costerà ai consumatori americani un rincaro di oltre 230 milioni di euro solo per cibi e bevande lombarde, che sale a 1,6 miliardi se si considera l’intero export italiano dei prodotti della tavola.
Ad essere colpite anche le esportazioni agroalimentari del territorio mantovano. Secondo le elaborazioni di Coldiretti Mantova su dati Istat, nel 2024 sulla rotta oceanica che dalla terra di Virgilio tocca gli States sono transitati beni alimentari vicini a 36,3 milioni di euro, in crescita del 12,3% rispetto all’anno precedente.
“L’Unione europea è chiamata a uno sforzo innanzitutto sul piano diplomatico, per evitare di inasprire delle tensioni sul piano commerciale che erano attese, ma si sperava potessero restare sulla carta – commenta il presidente di Coldiretti Mantova, Fabio Mantovani -. Anche le esportazioni dell’agroalimentare mantovano subiranno dei contraccolpi in termini molto probabilmente di un calo dei volumi e, purtroppo, temiamo anche sul fronte delle imitazioni, con prodotti di minore valore che potrebbero sostituire gli originali aumentando così l’Italian sounding. I consumatori americani potrebbero indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, a partire dai cosiddetti “italian fake
“Per compensare il prevedibile calo dell’export verso gli Stati Uniti – conclude Mantovani – bisognerà consolidare altri mercati e aprire nuove strade internazionali”.

Alberto Cortesi, presidente Confagricoltura Mantova

CONFAGRICOLTURA: AZIONE COESA DI UE PER SALVAGUARDIA COMPETITIVITA’
Un’azione europea coesa e tempestiva per salvaguardare la competitività del settore agroalimentare italiano ed europeo sui mercati internazionali. Lo chiede Confagricoltura Mantova, che all’indomani dell’annuncio di Trump sui dazi al 20%.
“Prevediamo – commenta il presidente di Confagricoltura Mantova, Alberto Cortesi – che i prodotti più penalizzati saranno quelli a basso-medio costo, come alcuni vini come il prosecco, la pasta o la passata di pomodoro. Dovrebbero esserci ripercussioni più lievi per i prodotti considerati “premium”, come le nostre Dop, a partire da Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Questi formaggi già oggi si rivolgono a un consumatore statunitense che ha disponibilità economica e che si potrà permettere di pagare qualche dollaro in più”.
“Serve che l’Europa sia rapida e fortemente coesa – conclude Cortesi – l’Ue deve sostenere la competitività delle imprese europee. Inoltre, si rende necessario cercare mercati nuovi guardando a quelli che ora abbiamo esplorato solo in parte, come quello asiatico”.

Il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini

CIA: SERVE RISPOSTA NEGOZIALE IMMEDIATA DELL’UE
“Serve subito una risposta ferma e immediata dell’Ue per aprire una trattativa e scongiurare una guerra commerciale con un’escalation devastante in cui perderebbero tutti. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini.
“La politica dei dazi è sbagliata e controproducente -ribadisce Fini-. Adesso non bisogna andare in ordine sparso ma agire uniti come Europa, con un approccio non di sudditanza. Occorre un’azione diplomatica rapida, forte e decisa”. “E’ necessario ridefinire le politiche di globalizzazione, che evidentemente stanno mostrando tutte le loro crepe, anche attraverso il ruolo del WTO”.

Il direttore del consorzio Grana Padano, Stefano Berni
Il direttore del consorzio Grana Padano, Stefano Berni

GRANA PADANO: I DAZI DI TRUMP COLPISCONO MERCATI E CONSUMATORI
Con 215.000 forme esportate e una crescita del 10,53% rispetto al 2023, gli Stati Uniti hanno rappresentato nel 2024 il terzo mercato per il Grana Padano DOP, la denominazione di origine protetta più consumata al mondo.
“Con l’aumento del 20%, il prelievo allo sbarco in USA salirà a quasi 6 euro al kg al consumo che si amplificheranno ulteriormente, con inevitabili conseguenze sui prezzi americani – spiega Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio – è urgente un intervento politico e diplomatico: Le istituzioni italiane ed europee devono attivarsi immediatamente per contrastare questo contraccolpo.
A preoccupare il Consorzio non sono tanto le perdite sulle forme esportate, ma l’invenduto nei magazzini “Proprio l’esempio dello stop di esportazioni in Russia nel 2014 ci insegna – prosegue Berni – che allora avendo smesso da un giorno all’altro di esportare 40-50 mila forme con una perdita di 22-23 milioni di euro, è stato l’invenduto rimasto in magazzino a provocare le perdite maggiori con oltre 70 milioni. Oggi, 3 aprile, abbiamo nei magazzini le forme destinate agli Usa che sono state prodotte 15 mesi fa. E di quelle una parte resterà qui facendo crollare i prezzi”. “Siamo il formaggio DOP più venduto al mondo esportando nel 2024 il 51,2%. Trovare velocemente spazi aggiuntivi ulteriori fuori dall’Italia sarà quasi impossibile“.

In foto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano

PARMIGIANO REGGIANO: AUMENTO DEI PREZZI NON VUOL DIRE CALO DEI CONSUMI
I dazi sul nostro prodotto passano quindi dal 15% al 35%. Di certo la notizia non ci rende felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente ad una riduzione dei consumi – commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.
“Lavoreremo – prosegue – per cercare con la via negoziale di fare capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro che non è in reale concorrenza con i parmesan americani. Ci rimboccheremo le maniche per sostenere la domanda in quello che è il nostro primo mercato estero e che rappresenta oggi il 22,5% della quota export totale. Il Parmigiano Reggiano copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce, noi non siamo affatto in concorrenza coi formaggi locali: si tratta di prodotti diversi che hanno posizionamento, standard di produzione, qualità e costi differenti. Nel 2019, quando Trump introdusse tariffe aggiuntive pari al 25%, il Parmigiano Reggiano fu il prodotto più colpito con un incremento del prezzo a scaffale dai 40 ai 45 dollari al chilo. Ma gli americani hanno continuato a sceglierci anche quando il prezzo è aumentato. “Imporre dazi su un prodotto come il nostro aumenta solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali” – conclude Bertinelli.

CONSORZIO VINI MANTOVANI: DAZI USA? NOI PROPORREMO VINI IN ASIA

In foto Andrea Virgili, presidente Consorzio Vini Mantovani

In allestimento c’è il Vinitaly, una delle manifestazioni vitivinicole più importanti al mondo che prende il via domenica. Una vetrina da sempre per i vini mantovani che quest’anno, dopo i dazi Usa appena introdotti da Trump diventa ancora più fondamentale per aprire nuovi mercati. “Dobbiamo esportare in Oriente – commenta Andrea Virgili, presidente del Consorzio Vini Mantovani – Regione Lombardia ci affianca nella propaganda nei Paesi dell’Est. Dobbiamo imparare dai Francesi la loro capacità di vendere e reclamizzare i propri prodotti, come pure di essere uniti, quando serve”.
Le cucine asiatiche si adattano benissimo ai vini italiani e mantovani in particolare, essendo così spesso, a base di carne di maiale. “Possiamo suggerire abbinamenti tra vini e cibi legati alla tradizione cinese per esempio. Il mercato dell’Asia è in forte espansione – prosegue Virgili – la metà della popolazione mondiale è in Asia, prendiamo per esempio la Nigeria, sono 180 milioni di persone, come la Russia, 90 milioni sono molto poveri, ma altri 90 milioni invece stanno bene economicamente e c’è spazio per espandersi in quel mercato”.
Le perdite nel settore vino, stima Coldiretti, solo nel Mantovano potrebbero arrivare a 1,6 milioni di euro “Al momento non ho sentito aziende in difficoltà – conclude Virgili – anzi chi sta esportando lo sta facendo a doppio turno”.

Luciano Bulgarelli, presidente Cantina Sociale Quistello

“Oltre agli Stati Uniti c’è anche l’Oriente ma anche America del Sud c’è da capire cosa comporta tutto questo scombussolamento – commenta Luciano Bulgarelli, presidente della Cantina Sociale di Quistello – siamo in una fase ancora di attesa dobbiamo capire anche cosa vogliono fare gli americani, non possiamo però nascondere che per noi non sia un mercato importante. Adesso è in atto uno scontro tra potenze dove in mezzo c’è l’economia aspettiamo l’evoluzione”.
Nel 2019 Trump dopo 6 mesi aveva fatto dietrofont e aveva ritirato i dazi, chissà che non succeda la stessa cosa anche adesso. In America hanno l’aviaria e le uova le comprano in Italia pagandole molto care, che non sia un motivo per ritornare sui suoi passi?

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