I medici sospesi sono Chiara Bovo, Direttore Sanitario dell’Azienda ospedaliera di Verona; Giovanna Ghirlanda, Direttore Medico della struttura e Paolo Biban, Direttore della Pediatria.
Un rubinetto del lavandino utilizzato dal personale della Terapia intensiva neonatale per prendere l’acqua e darla ai piccoli è la causa della morte di quattro bambini e di danni cerebrali permanenti per almeno altri nove all’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona.
E’ la conclusione della relazione sulla vicenda del batterio Citrobacter da parte della Commissione ispettiva dalla Regione Veneto dopo i 96 casi riscontrati tra i piccoli nati a partire dal 2018.
A renderlo noto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che aveva fatto avviare le indagini nominando un gruppo di esperti guidati dal professor Vincenzo Baldo, professore di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Padova. La struttura era stata chiusa dopo l’inizio dell’ispezione ed è stata riaperta oggi, per ciò che riguarda il Punto nascite per i parti non a rischio, dopo una bonifica completa dei locali.
La relazione della commissione sarà inoltrata alla Procura della Repubblica “e resa disponibile – annuncia Zaia – per l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e per i familiari dei bambini colpiti dal batterio, in modo che possano conoscere gli esiti fin da subito”. Incrociando cartelle cliniche, protocolli e procedure, si è scoperto nel rubinetto della Terapia intensiva il pericolosissimo’ killer’ che ha veicolato il batterio, arrivato probabilmente dall’esterno e forse favorito dal non completo rispetto delle misure di igiene imposte al personale dei reparti ad alto rischio. La prima a denunciare l’accaduto era stata proprio una mamma, Francesca Frezza, che appresa la notizia dell’esito dell’inchiesta ha iniziato una protesta davanti all’ospedale.