MANTOVA – La speranza di lasciarci alle spalle il Covid assume le sembianze del vaccino che finalmente è pronto. In Italia è stata programmata la più grande campagna vaccinale della storia. Entro il 2021 le intenzioni del Commissario per la pandemia Arcuri sono di vaccinare il 70% degli italiani, per garantire la cosiddetta ‘immunità di gregge’. A livello numerico significa vaccinare almeno 42 milioni di italiani, 7 milioni e mezzo di lombardi e 290mila mantovani. A livello locale servirà un piano vaccinale straordinario che “al momento manca“ ha detto il segretario provinciale di Cgil Mantova Daniele Soffiati, questa mattina nel corso della conferenza stampa tenutasi nella sede della Camera del lavoro per fare il punto della situazione sulla preparazione di Ats e Asst ad affrontare questa campagna storica di vaccinazione che inizierà il 27 gennaio.
Conferenza alla quale hanno partecipato anche il professor Nicola Taurozzi in veste di consulente e Donata Negrini, segretaria Cgil Mantova con delega alla sanità.
Entro gennaio 2021 in provincia di Mantova arriveranno 13300 dosi (304155 in Lombardia) del vaccino Pfizer quello più innovativo ed efficace che garantisce un’immunità del 97%, ma che richiede molte cautele nel trasporto, nella conservazione e nella somministrazione. Per questo, al momento, sembrano decisamente “insufficienti – ha detto ancora Soffiati – i 6 medici e i 25 infermieri previsti per far fronte a questa vaccinazione, così come non bastano i 6 punti vaccinali previsti in provincia”. Secondo le indicazioni governative, infatti, in base alla sua popolazione la provincia di Mantova necessita di 21 punti vaccinali (1 ogni 20mila abitanti), 21 medici, 80 infermieri, 20 amministrativi e 40 osa, operatori socio assistenziali.
Ci sono poi altri problemi relativi alla preparazione e all’addestramento di questo personale: “Il vaccino Pfizer – ha spiegato il professor Taurozzi, primario emerito, docente di anatomia clinica cervico-facciale all’Università Statale di Milano ed ex membro del comitato scientifico dell’Osservatorio Europeo per le politiche della salute pubblica – è quello più innovativo (l’altro di Astra Zeneca è realizzato con metodo tradizionale e garantisce immunità del 70/75% ma è meno delicato da maneggiare e conservare, ndr), che garantisce un’immunità del 97% ma richiede una modalità di conservazione a temperature di -80 gradi. Questo vuol dire che servono i cosiddetti ‘super frigoriferi’ per conservarlo. Una volta aperto può durare 5 giorni a – 8 gradi in frigorifero e la sua inoculazione richiede anche l’utilizzo di siringhe speciali, le Luer Lock, in grado di non far sfilare l’ago in fase di preparazione. Ne serviranno 600mila in provincia di Mantova, visto che i 290mila mantovani vanno raddoppiati per il fatto che la vaccinazione prevede un richiamo a distanza di due settimane“. Altro aspetto da non sottovalutare è quello degli spazi fisici per la somministrazione del vaccino, come tensostrutture e altro ancora. Per quanto riguarda i super frigoriferi, al momento in provincia di Mantova ce n’è uno solo all’ospedale Carlo Poma, ma dovrebbero arrivarne altri due. Urgente anche il problema dello stoccaggio delle dosi di vaccino, visto che, considerati i suoi costi e la richiesta, potrebbe diventare appetibile per il mercato nero e quindi serve un luogo sicuro, in tutti i sensi, in cui conservarlo.
Dal canto suo Donata Negrini ha ricordato come la preoccupazione per la capacità della regione e d Ats di gestire questa campagna vaccinale “epocale” derivi da “inefficienze pregresse – ha detto – emerse con la campagna vaccinale anti influenzale. La Legge 23 ha depotenziato la medicina territoriale e di prevenzione e questi sono i risultati”. D’altra parte, poi, Negrini ha anche sottolineato “la necessità che i Sindaci, ufficiali sanitari, assumano un ruolo meno marginale di quello odierno”.
CIRINCIONE (ATS): “I SEI PUNTI SONO QUELLI IDENTIFICATI SOLO PER GLI OPERATORI SANITARI”
Il chiarimento arriva da Silvana Cirincione, direttore sanitario di Ats Valpadana: “I sei punti identificati – spiega – non sono per la vaccinazione di massa delle popolazione, ma sono soltanto quelli identificati per il primo turno di vaccinazione di operatori sanitari degli ospedali e delle RSA. La programmazione per la vaccinazione di massa deve essere ancora definita.