25 aprile, Bottani e Palazzi: “gli ucraini sono i partigiani di oggi. La Russia va fermata”

MANTOVA – L’antifascismo quale precondizione fondamentale della democrazia e per ribadirne e salvaguardarne i valori fondamentali, ma anche precondizione per garantire la tutela della libertà, quella di cui possiamo godere da 80 anni in Europa grazie a tutti quei giovani, soldati e partigiani, che durante la Seconda guerra mondiale non esitarono a sacrificare la loro vita per sconfiggere le dittature.
Parte da qui la riflessione che ha accomunato gli interventi della presidente provinciale dell’Anpi Paola Longari, del presidente della Provincia Carlo Bottani e del sindaco di Mantova Mattia Palazzi, durante la celebrazione del 25 aprile svoltasi stamani ai giardini di viale Piave in città davanti al monumento che ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

“Ora e sempre Resistenza”: la frase di Pietro Calamandrei, ultimo verso di un’epigrafe datata 4 dicembre 1952, scritta per una lapide in protesta per la liberazione di Albert Kesselring, comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia, è riecheggiata più di una volta durante la cerimonia. Una frase che suona come un monito, oggi come allora, per difendere quella libertà pagata a caro prezzo, per essere attenti e combattere chi, con i propri comportamenti, mette oggi a rischio la democrazia.

La presidente Anpi ricorda i numeri molto importanti della Resistenza in Italia che nel solo territorio mantovano, portarono a censire “ben 5 mila partigiani” i quali operarono in diversi modi. Paola Longari ricorda in particolare l’impegno delle tante donne partigiane mantovane e cita i nomi di quelle che vennero assassinate per mano dei nazifascisti. Ma se dall’Anpi arriva l’appello a un “cessate il fuoco, subito e ovunque”, Bottani e Palazzi hanno ribadito l’importanza di sostenere l’Ucraina anche militarmente per far si che termini l’invasione russa. Ed entrambi, nei loro interventi, sottolineano quanto 80 anni fa, fecero i soldati anglo-americani e quelli del ricostituito esercito italiano, per liberare la Patria dalla dittatura nazifascista. Loro, con il contributo fondamentale che arrivò dalla Resistenza.  

“Se in Europa abbiamo avuto 80 anni di pace, di benessere, di libertà, lo dobbiamo a quegli eserciti, innanzitutto anglo americani con quei soldati che sono morti a Omaha Beach in Normandia per liberarci, o nello sbarco in Sicilia, ma non solo – ha detto Bottani – Ricordiamoci che oggi, con questa terza guerra mondiale a pezzi come Papa Francesco l’ha chiamata, con oltre 50 guerre nel mondo, abbiamo il dovere morale di utilizzare la diplomazia sino in fondo per tentare di arrivare alla pace, ma abbiamo anche il dovere di lasciare ai nostri figli un mondo migliore rispetto a quello ereditato. Vale per ogni tema ma soprattutto per quello della pace e allora, pur sapendo bene che la Russia è Europa per religione, cultura e sentimento, oggi dobbiamo pensare che in Ucraina c’è una guerra che ci vede coinvolti tutti, senza se e senza ma”.
“Bisogna aiutare i fratelli Ucraini come fa la Caritas mantovana con i fratelli di Leopoli, pregando per loro e aiutandoli da un punto di vista umano ed economico, ma anche aiutandoli da un punto di vista militare perchè la Resistenza, i partigiani di oggi sono i nostri fratelli ucraini. Ma sono anche i soldati del nostro esercito italiano impegnati in varie parti del mondo a difendere la pace. Sono loro i nostri partigiani odierni, eroi della Resistenza” ha sottolineato Bottani.

Il sindaco Palazzi, ricordando le parole del presidente Mattarella, ribadisce come “la nostra Costituzione, sia figlia della lotta antifascista”.
“E’ anche per questo inscindibile legame tra lotta antifascista e Costituzione Repubblicana che dichiararsi ed essere antifascisti non appartiene ad un dibattito che guarda al passato, ma appartiene o almeno così dovrebbe essere, a mio parere, al tempo che viviamo e al tempo che vogliamo costruire. Ad un Paese democratico, qual’ è l’Italia, nel quale tutti, o quantomeno tutte le classi dirigenti, dovrebbero essere serenamente in grado di dare un giudizio storico, netto, su ciò che è stato e su ciò che ha generato il fascismo. E dato quel giudizio, altrettanto serenamente, prenderne le distanze e dichiararsi antifascisti, proprio perchè ancorati ai valori e alla voce della nostra Costituzione, libera e liberata da chi ha versato il proprio sangue per dare a noi libertà e democrazia”.
Palazzi ricorda l’impegno antifascista di don Primo Mazzolari e don Eugenio Leoni e spiega come “la Resistenza fu una battaglia di popolo, lungamente preparata negli anni costellati dai misfatti del regime fascista” dichiara Palazzi che poi si rivolge ai giovani con una domanda. Cosa sarebbe accaduto all’Italia se la Resistenza non fosse esistita? Dalle macerie sarebbe emerso un Paese lacerato, distrutto e completamente sconfitto. Senza alcun peso sulla scena internazionale. Senza nemmeno il diritto di pronunciare una parola”.
Quindi un richiamo alle guerre in atto: “Per questo sentire, che nasce dalla nostra storia di liberazione non possiamo, anche oggi, non ripetere che deve terminare l’invasione russa dell’Ucraina, che siamo convintamente dalla parte del popolo ucraino aggredito da Putin e che serve ridare forza e senso alla comunità internazionale affichè esista lo spazio e la forza della diplomazia, della Pace. Così come dobbiamo continuare a dire che serve un immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi nel conflitto Israele Palestinese, proprio in queste ore nel quale si rischia un nuovo massacro di civili a Rafah. E lo dico da persona che ha vissuto con immenso dolore e grandissima preoccupazione il vile attacco terroristico ad opera di Hamas il 7 ottobre. Un attacco di terroristi che, come già avvenne al Bataclan, non a caso, hanno voluto colpire giovani mentre facevano la cosa più naturale, per noi, del mondo: stavano insieme, ballavano, si divertivano, ascoltavano musica. Si sono spezzate vite e si è voluto colpire anche un immaginario, perchè far vivere nella paura è la prima volontà di ogni atto terroristico. Ma non può essere un intero popolo a pagare, decine di migliaia di bambini morti e nuovo odio che nasce“.

Anche Don Stefano Peretti, nell’omelia durante la messa, ribadisce il valore della democrazia e lascia ben intendere come oggi questa sia a rischio, in una società in cui “i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati solo da reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella complicità e nella moltiplicazione dei favori, in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici”.
“In uno Stato così, si può pensare che il cittadino accorerebbe a difendere la libertà dal pericolo dell’autoritarismo? Se i rapporti personali sono regolati dalle reciproche utilità, dagli opportunismi, dai favoritismi, come potremo insegnare alle giovani generazioni i principi di democrazia, ugiaglianza, altruismo, solidarietà, come potremo alvare la democrazia dagli abusi e dai fraintendimenti? Ecco come nascono le dittature”

Prima della messa e degli interventi, la cerimonia si era aperta con l’Inno d’Italia e l’Onore ai Caduti. Quindi la deposizione e la benedizione delle corone alla presenza di Palazzi, Bottani e del prefetto Gerlando Iorio. Ai giardini erano schierate autorità civili, militari e religiose, il picchetto d’onore del Reggimento IV Missili, associazioni combattentistiche e d’arma con labari e stendardi, giovani Scout Cngei dei gruppi Mantova 2 e 3, organizzazioni sindacali e tanti cittadini.
Tra le autorità anche il questore Giannina Roatta, la deputata mantovana Antonella Forattini, il presidente del Consiglio comunale Massimo Allegretti, l’assessore regionale Alessandro Beduschi, il consigliere regionale Marco Carra e il presidente della Comunità ebraica mantovana Aldo Norsa. Presenti anche i comandanti e rappresentanti delle Forze dell’Ordine, della Polizia locale e della Croce Rossa Italiana, oltre a vari assessori e consiglieri comunali.

 

 

 

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