BOZZOLO – 4 novembre, festa delle Forze Armate e dell’Unità d’Italia. Ed è proprio partendo dal valore di quanto fatto dai soldati italiani, di ieri come di oggi, che il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio è partito stamani nella sua riflessione tenuta durante la tradizionale commemorazione. Una riflessione che ha toccato la drammatica realtà che il mondo sta vivendo con i conflitti in atto, e con la quale il primo cittadino è tornato a ribadire la necessità di arrivare al più presto alla pace e di rifuggire per sempre dalle guerre, proprio come don Primo Mazzolari ha insegnato.
Ecco l’intervento del sindaco Torchio:
Da un anno all’altro si stanno rarefacendo i rappresentanti delle associazioni combattentistiche d’arma che accompagnano la ricorrenza, sempre voluta in forma ufficiale. Gli amici presidenti Giovannini e Maffezzoli e poco fa il segretario Favalli ci hanno lasciato. Prima di affrontare l’argomento consentitemi di rivolgere a tutti loro un deferente pensiero. In particolare all’amico Paolo che, insieme agli Alpini ricorderemo con un’apposita iniziativa in sua memoria. Oggi insieme ai combattenti, ai tempi dei miei primi impegni pubblici c’erano i Cavalieri di Vittorio Veneto, i reduci delle guerre d’Africa e ora gli ultimi combattenti della seconda guerra mondiale, gli ultimi internati nei campi di lavoro nei lager, insomma una storia che finisce, un rimpianto per la loro testimonianza di fede nello Stato e nella Repubblica. Perché i combattenti, così come oggi le forze dell’ordine e i militari, sono parte integrante e fondamentale dello Stato fossero essi i “reali carabinieri” della monarchia prima, al pari di quelli della Repubblica e dello Stato Democratico oggi. Nella festa delle forze armate, insieme ai caduti di tutte le guerre, ricordiamo il più lungo periodo di pace vissuto dall’Italia. In questo frangente consentitemi di ringraziare quanti quotidianamente difendono lo Stato ma anche la nostra personale incolumità, la nostra sicurezza, la nostra libertà di movimento, di pensiero e d’azione. Anche qui a Bozzolo in questa piazza e non lontano da essa, sulla ciclabile, a Tezzoglio, in stazione, davanti ai luoghi del nostro lavoro, delle nostre professioni, del nostro tempo libero. Il pensiero va, in particolare a quanti oggi anche da noi, hanno partecipato e stanno partecipando non soltanto alle guerre ma, in periodo di pace, alle missioni internazionali di “peace kiping” nelle contrade più incandescenti a livello mondiale e Dio non voglia che quanto sta avvenendo, ad esempio nel Libano, possa costituire l’inizio di una barbarie nella quale vengono colpiti anche gli operatori di pace, preposti dalle Nazioni Unite, tra cui le migliaia di soldati italiani che, con onore, difendono territori così difficili. Nonostante i continui ammonimenti di un amico carissimo di Bozzolo e personale qual è il Capo dello Stato, qualcuno è arrivato ad un punto di incoscienza fino ad attaccare i contingenti presenti nel Libano come in altre realtà. È evidente, ancora una volta, lo spregio negli accordi internazionali e le escalation verso situazioni e ruoli fino a ieri inimmaginabili. A nulla vale il costante appello del Santo Padre rispetto alla martoriata Ucraina, al Medio Oriente, e ai grandi focolai di guerra presenti a livello mondiale. Grazie per l’incontro di oggi con tutti voi, per il significato delle letture del giovane alfiere dell’Istituto Comprensivo, l’impegno e l’abnegazione dei rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, la fatica e il metodo degli stessi musicisti e del maestro oltre alla presenza così importante del momento religioso…. sarebbero ben misera cosa se fossero soltanto un omaggio ad una tradizione o ad una sorta di parata tradizionale che si ripete di anno in anno. Vogliamo dare un senso alla nostra presenza quali convinti operatori di pace, garantire ai nostri ragazzi quelle stesse prospettive che si hanno permesso di vivere un periodo così lungo e proficuo lontano dalle guerre il nostro è un grido di dolore rispetto alla sottovalutazione che il fenomeno bellico sta misurando all’interno della coscienza civica del Paese. Un appello vibrante, forte, continuo, impegnato a costruire la pace un richiamo altrettanto forte e radicale a quanto Don Primo ci ha insegnato:”tu non uccidere”….
Tu non uccidere è riferito alle persone ed, insieme, alla speranza di futuro per la nostra comunità, per i nostri figli e per i nuovi italiani, insieme ai quali stiamo giocando la speranza di futuro del Paese… perché il sacrificio di quanti hanno speso la loro vita per la libertà, di quanti difendono ogni giorno le nostre comunità, non siano vani e rappresentino un elemento di speranza e di futuro per la nostra Repubblica.
W i Caduti di tutte le guerre, W le Forze Armate, W la Repubblica !