A Mantova una banca del plasma e una Fondazione per la ricerca. Sono i progetti a cui il Poma sta lavorando

A Mantova una banca del plasma e una Fondazione per la ricerca

MANTOVA – Una banca del plasma a Mantova dove ci sono già protocolli attivi nonchè i macchinari per la lavorazione e la trasformazione del plasma iperimmune, e un’altra a Pavia.
Da Mantova e Pavia poi il plasma verrebbe portato nei 36 centri trasfusionali lombardi.
E’ quanto emerso stamani durante l’audizione in Commissione regionale sanità, richiesta dal Consigliere leghista Alessandra Cappellari, che ha visto protagonisti i medici del Poma Massimo Franchini, Giuseppe De Donno e Gianpaolo Grisolia, rispettivamente delle Strutture di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, Pneumologia, e Ginecologia e Ostetricia, intervenuti per illustrare la plasmaterapia.
La banca del plasma è dunque il progetto a cui si starebbe lavorando al Poma di pari passo con quello del Centro di ricerca etico. Quest’ultimo, dal momento che Mantova non ha un’università alle spalle, sarebbe verosimilmente una Fondazione che lavorerebbe grazie a una serie di convenzioni con centri universitari. Alcune convenzioni sono già in essere come con Brescia, Verona e Modena.
Proprio per approfondire questo progetto i tre Consiglieri regionali mantovani Cappellari, Forattini e Fiasconaro lunedì si incontreranno in Comune con il direttore generale dell’Asst di Mantova Raffaello Stradoni e con il sindaco del capoluogo Mattia Palazzi.
Durante l’audizione, svoltasi in videoconferenza, grande interesse è stato dimostrato da parte dei Consiglieri regionali per il caso della gestante covid alla 24esima settimana di gravidanza trattata e guarita con il plasma iperimmune.
“L’infusione si è rivelata fondamentale per far migliorare rapidamente le condizioni della donna ed evitare che venisse intubata – ha spiegato Grisolia – cosa che ci avrebbe costretto di lì a poco a fare un cesareo per far nascere il bambino, con tutti i rischi del caso. La paziente presentava infatti una polmonite interstiziale da covid con grave insufficienza respiratoria. E’ chiaro che se la gestante non si ossigena bene di conseguenza è così anche per il feto. Nelle sue condizioni sarebbe stato necessario applicare la ventilazione meccanica ma ciò avrebbe potuto provocare un grave trauma sul feto. Lo stesso dicasi di un cesareo per un grande prematuro. Non è detto che ce l’avrebbe fatta – ha continuato il ginecologo – e anche qualora fosse sopravvissuto, il bambino avrebbe potuto avere danni importanti vista l’età gestazionale”.
Durante l’audizione sono intervenuti, tra gli altri, anche i consiglieri mantovani di opposizione, la dem Antonella Forattini e il pentastellato Andrea Fiasconaro che hanno espresso il proprio sostegno ai medici del Poma. “Nessuno ha mai messo in dubbio l’uso del plasma come una delle cure per il covid – dichiara Forattini – la sperimentazione ha dato ottimi risultati tanto che lo studio è già stato sottoposto alla comunità scientifica. Pertanto va ringraziata l’equipe di Mantova per il lavoro prezioso svolto e che tutt’ora viene portato avanti. Da mantovana – prosegue la consigliera – ho rivolto alcune domande relative alla fase 2 e ho chiesto in particolare delucidazioni sul progetto della terapia del plasma nelle Rsa che ritengo interessante e da allargare alle strutture più colpite dalla pandemia. E’ stato spiacevole vedere che la sperimentazione sia partita da una Rsa privata. Ho poi chiesto lumi sul Centro di ricerca etico sul plasma: a che esperienze si rifà, a quali università si potrebbe appoggiare per i ricercatori e che tipologia di finanziamento è prevista. Ci si è concentrati sulla richiesta di avere una banca del plasma a Mantova, tema che approfondiremo in Commissione”.