A Viadana dieci anni di lotte contro la centrale. E nel 1983 scattarono gli arresti

La grande manifestazione contro il nucleare a Mantova nell'aprile del 1984

MANTOVA – Dopo il disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986, l’Italia, per mezzo di un referendum partecipatissimo, decise nel 1987 di abbandonare l’energia nucleare. Le quattro centrali che stavano funzionando vennero progressivamente dismesse finché, nel 1990, non rimase nessuna in funzionamento. Nel 2009 il governo Berlusconi decise che l’Italia avrebbe fatto ritorno all’energia nucleare. Dopo l’incidente di Fukushima, il 20 aprile 2011, in Giappone, il Governo italiano posticipò i suoi piani  che prevedevano la costruzione di quattro nuove centrali nucleari.
Ma, come 25 anni prima, si tenne un referendum a giugno 2011 che affossò definitivamente le tentazioni nucleari del Governo.
E proprio la provincia di Mantova tra metà anni ’70 e ’80 vide protagonista un importante movimento antinucleare che ha combattuto senza risparmiarsi contro l’ipotesi di insediare una centrale elettronucleare sul Po, a Viadana o a San Benedetto.
Tante furono le manifestazioni contro la centrale come i confronti politici.
E’ il Giornale del Po a ricordare che “il 20 ottobre del 1983 su iniziativa del Pretore Scappellato nove cittadini di Viadana vennero arrestati dai carabinieri dopo due settimane di blocchi anti-nucleari, fa sapere in un comunicato stampa il Movimento Antinucleare Casalasco Viadanese. Nei giorni precedenti centinaia di manifestanti provenienti da tutta la Bassa avevano impedito in modo pacifico a Torre Oglio e Bellaguarda (Corte Camerlenga) l’accesso ai fondi delle trivelle dell’Enel che dovevano iniziare i sondaggi finalizzati alla costruzione di una centrale atomica nel nostro territorio come previsto dal Piano Energetico Nazionale. Voleva essere un’azione dissuasiva da parte delle forze dell’ordine per intimidire le popolazioni locali e fiaccarne la resistenza ma ebbe l’effetto contrario perché accrebbe la mobilitazione della gente, rafforzò l’opposizione all’energia nucleare e obbligò i politici locali a prendere una posizione chiara e netta che mise fine ad ogni ambiguità. Altri 45 cittadini vennero poi raggiunti da comunicazioni giudiziarie”.
Tra i movimenti e i partiti politici più impegnati nella lotta contro la centrale c’erano i Verdi, Democrazia Proletaria ma tutta la sinistra fece propria quella battaglia che vide coinvolti e in prima linea anche moltissimi agricoltori della zona.
Molti si ricorderanno infatti la grande manifestazione tenutasi a Mantova nell’aprile del 1984 in cui sfilarono anche decine e decine di trattori con il corteo contro il nucleare.

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