Animalisti imbrattano con letame teca con Picasso a Palazzo Te. Denunciati. Palazzi chiede per loro Daspo urbano

MANTOVA – Un gruppo di giovani attivisti di’ Ribellione Animale’ ha imbrattato con del letame questa mattina, poco dopo le undici, la teca del quadro di Picasso, “Femme couchée lisant (Donna sdraiata che legge) esposta a Palazzo Te. Si tratta dell‘immagine simbolo dell’esposizione nella villa giuliesca oggi al penultimo giorno di apertura. L’intento degli attivisti denunciare la presenza dell’azienda zootecnica Levoni tra i membri della Fondazione Palazzo Te.
I giovani, tre ragazze e due ragazzi, hanno registrato l’azione e pubblicato il video sui loro social, esponendo uno striscione con la scritta “fuori Levoni dalla cultura”.
Si tratta di due mantovani e altri tre ragazzi provenienti da fuori provincia. I cinque sono stati identificati e denunciati dai carabinieri della Compagnia di Mantova, intervenuti a gran velocità sul posto dopo la chiamata del personale di Palazzo Te. Il quadro fortunatamente era protetto da una teca in plexiglass e non ha quindi subito danni.
La mostra, una volta fatti uscire tutti i visitatori, è stata chiusa per circa un’ora e e mezza per poi riaprire regolarmente.

I GIOVANI ENTRATI A PALAZZO TE COME TURISTI 

I giovani attivisti sono entrati regolarmente a Palazzo Te come tranquilli turisti, pagando il regolare biglietto, nascondendo il letame in zaini e borse. Una volta davanti all’opera l’hanno imbrattata con gli escrementi mostrando in contemporanea lo striscione di protesta contro la presenza dell’azienda Levoni nella Fondazione Palazzo Te. Gli attivisti di Ribellione Animale hanno poi postato il video del blitz sui social.

LA RIVENDICAZIONE DEL BLITZ

Quindi hanno rivendicato il vandalismo. “Crediamo che, in una fase storica in cui finalmente, a livello nazionale ed internazionale, gli allevamenti vengono riconosciuti come un problema etico e ambientale, sia responsabilità della politica trattare le aziende come Levoni, che dagli allevamenti si riforniscono e detengono la proprietà di mattatoi, come responsabili di devastazione ambientale e di negazione dei più basilari diritti degli animali, e di impedire che si presentino agli occhi dei cittadini come realtà positive”, dichiara Eleonora, una delle attiviste della contestazione che prosegue da alcuni mesi in città. “Non riteniamo possa esistere un modo etico di sfruttare e uccidere animali, Levoni ha un fatturato milionario e ha deciso di utilizzare il suo potere economico e mediatico per ef ettuare greenwashing e socialwashing nella nostra provincia, provando in ogni modo a vendersi come azienda che fa del bene al territorio. Sappiamo invece che è esattamente il contrario e oggi abbiamo voluto ricordare che cosa veramente porta Levoni alla città di Mantova. La manifestazione si inserisce in una campagna di protesta iniziata nel maggio scorso a Mantova – “No Food No Science”, dall’opposizione alle sponsorizzazioni di multinazionali della zootecnia di Food & Science Festival, e si ricollega, negli slogan, a quanto avvenuto a Festivaletteratura 2024, a settembre, quando due attiviste si sono incollate in piazza Sordello per denunciare la sponsorizzazione del festival da parte di Levoni, e quindi, anche in quel caso, il contributo economico di un’azienda basata sull’oppressione animale dietro un evento culturale. Le proteste sono state due nel giro di pochi giorni, in quanto erano state colpite con tempera rossa e verde anche le insegne di Levoni alle porte di Castellucchio, con uno striscione che chiedeva a Festivaletteratura di prendere le distanze da Levoni”.

PALAZZI, SUBITO SUL POSTO, CHIEDE DASPO URBANO PER I CINQUE ATTIVISTI. “GESTO IGNORANTE FATTO SULL’ARTE CHE E’ UN BENE COMUNE” 

Tra i primi a giungere a Palazzo Te subito dopo l’accaduto il sindaco Mattia Palazzi che dichara: “ Se per avere visibilità si arriva a gettare letame su un’opera di Picasso, per quanto protetta dal vetro, consiglio loro di rivedere la strategia emulativa di marketing, che appare ormai una moda, perché con questi gesti affossano le ragioni stesse della loro protesta. Così ottengono esattamente il risultato opposto di quello che auspicano. Ragioni, al netto dei loro rumori, che possono investire la politica con idee equilibrate e piani di lungo termine, sulle quali non c’è alcun timore a discutere. Ma così no. I fini non giustificano i mezzi. Così è solo un gesto ignorante fatto su un bene comune, l’arte. Ringrazio il personale del museo che ha prontamente ristabilito le condizioni di apertura e i tanti visitatori che hanno dovuto pazientare oltre un’ora per quanto accaduto”.
Palazzi ha anche provato a palare con i giovani attivisti spiegando loro che l’arte è un bene della comunità e un gesto come quello da loro compiuto porta proprio al risultato contrario di quanto si fossero prefissati. Il primo cittadino ha quindi chiesto al questore che venga emesso un provvedimento di Daspo urbano nei confronti dei cinque giovani.