Approvvigionamenti, il presidente Coldiretti Carra: pronti a coltivare in provincia 6 mila ettari di terreni oggi a riposo

MANTOVA – Pronti a coltivare circa 6.000 ettari di terreni che oggi in provincia di Mantova sono messi a riposo e che potrebbero tornare ad essere seminati con indirizzo proteico o cerealicolo, convertendo le aree Efa (Ecological Focus Area) e quelle ritirate dalla produzione.
È la prima stima di Coldiretti Mantova alla luce della proposta avanzata a livello europeo e sulla quale la Commissione Ue sta lavorando per fronteggiare i possibili blocchi dell’export di grano, mais e cereali e semi oleosi come soia e girasole da Russia e Ucraina (e con l’Ungheria che ha annunciato il blocco all’export di cereali, ma che con ogni probabilità l’Unione europea respingerà al mittente, in quanto contraria ai principi di libero scambio e libera circolazioni delle merci, che sono alla base dell’Ue stessa).
A dipingere il quadro della situazione è il presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra il quale spiega come, proprio per quanto sta accadendo, “si voglia richiedere una deroga alla Pac 2023-2027 mirata a preservare la fertilità del suolo che comprometerrebbe la produzione di alcune colture come il mais di cui c’è quanto mai bisogno”.
“La Pac era stata pensata sulla base di ragionamenti “di pace” che adesso sono venuti meno. Non a caso il presidente francese Macron ha lanciato l’allarme sull’urgenza di rivedere la strategia alimentare della Ue su grano e cereali. Ci sarà bisogno di un’inversione di strategie per un certo pediodo di tempo” spiega Carra.
Ma per produrre il mais serve il gasolio. Come farete con il caro carburanti in atto?
“Credo che questo dovrà trovare una mitigazione, adesso subiamo gli effetti anche delle speculazioni, come per i cereali: non ci sono problemi di giacenze e fino a ieri le navi sono partite dall’Ucraina, ma nonostante ciò vediamo quel che sta accadendo. Mi preoccupa invece molto il problema della siccità: non c’è acqua nel Po e non c’è neve in montagna. Per sollevare l’acqua dal Po serve energia elettrica i cui costi sono elevatissimi. Dobbiamo davvero sperare in una primavera piovosa o i problemi saranno davvero pesanti”.
E lo stop delle esportazioni di fertilizzanti comandato dalla Russia che conseguenze avrà?
“Per il momento non ci sono grandissimi problemi ma potrebbero essercene soprattutto se le nostre aziende che producono fertilizzanti non possono farlo, vedi il caso di Yara a Ferrara che prima ha chiuso e poi ridotto la produzione a causa del costo esagerato del metano. In questo quadro caleranno le concimazioni. Bisognerà avere la possibilità di supplire utilizzando più digestato e reflui”.
Che lezione ci sta dando tutto questo? “Ci fa capire la debolezza delle nostre economie e credo che ci stia facendo comprendere quando da tempo io vado sostenendo e cioè che più che di sovranità politica c’è bisogno di una sovranità alimentare”.

Intanto Coldiretti, a livello nazionale, si è già mossa avanzando al Ministero delle Politiche agricole una serie di proposte per incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, adottare misure per sostenere la domanda interna, finanziare specifiche misure a favore delle filiere più esposte e sostenere il potenziamento delle produzioni nazionali. Lo ha ricordato il presidente Ettore Prandini, nel sottolineare che “dal Ministero è stato anche annunciato un regime di aiuto straordinario sul modello dell’emergenza Covid e sostenuta l’esigenza, per quanto riguarda la Pac, di rimuovere il vincolo al non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare”.
“Siamo pronti a coltivare da quest’anno 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, per rispondere alle difficoltà di approvvigionamento dall’estero determinate dalla guerra” ha dichiarato Prandini.