Ats: “riparte la somministrazione dei vaccini antinfluenzali”. Ma in farmacia se ne parla forse dopo il 10 dicembre e per poche dosi

Vaccini, in Lombardia è possibile prenotare la quarta dose. Preoccupazione per l'influenza:

MANTOVA “Possiamo fornire rassicurazioni che le dosi di vaccino antinfluenzale verranno consegnate e l’attività di somministrazione, laddove necessario, sarà dunque riprogrammata” . A dichiararlo con un comunicato ufficiale l’Ats Val Padana che prosegue spiegando come lo stop alle vaccinazioni sia un “disguido non causato da disorganizzazione locale, ma è da una rimodulazione dell’approvvigionamento dei vaccini da parte dei fornitori, da cui anche Ats Val Padana (e quindi medici e farmacie), Asst di Crema, Cremona e Mantova dipendono”.
“Al contempo – prosegue Ats – si ribadisce però la necessità che i pazienti non eseguano la “doppia prenotazione”: se ci si rivolge al proprio medico di medicina generale non è opportuno effettuare la prenotazione anche presso la propria Asst o viceversa. Tale corsa alla prenotazione genera disagi all’organizzazione e alla effettiva erogazione a tutti gli aventi diritto. È necessaria pertanto la massima collaborazione di tutti.
Il fabbisogno stimato da Ats Val Padana per questa campagna vaccinale è stato incrementato di circa due volte rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda una prima valutazione dell’andamento della vaccinazione antinfluenzale nel territorio di Ats Val Padana, si informa che dal 26 ottobre al 13 novembre sono state distribuite ai medici di medicina generale circa 47.300 dosi di vaccini (di cui circa 25.800 per la provincia di Mantova), relativi alle prime 4 tranche messe a disposizione da Regione Lombardia; la quasi totalità del medici aderenti (il 95%) ha proceduto a ritirare il 98,8% delle dosi di vaccini antinfluenzali previste.
A partire poi dal 16 novembre i medici di medicina generale possono ordinare altre 94.500 dosi di vaccini antinfluenzali per gli over 65 anni (di cui circa 47.800 per la provincia di Mantova) da ritirare in 2 tranche a partire dal 18 novembre.
Ecco dunque il quadro di Ats riguardo le vaccinazioni che si effettuano dai medici di famiglia, fino ad oggi limitate agli anziani e alle categorie a rischio.
Ma cosa succede in farmacia mantovane a cui si rivolge il resto dei cittadini che vuole vaccinarsi?
Succede che non c’è ancora una dose di vaccino e il termine indicato prima a metà e poi a fine novembre per l’arrivo dei vaccini viene spostato ancora più in là. “Forse – dichiara il neo presidente di Federfarma fino pochi giorni fa presidente provinciale dell’Ordine Marco Cavarocchile avremo dopo il 10 di dicembre, ma parliamo di 10-15 dosi a farmacia a fronte di una media di 200-300 prenotazioni. E anche se e quando avremo queste poche dosi non le avremo direttamente in farmacia ma i cittadini dovranno venire con la richiesta del medico che noi farmacisti trasmetteremo via computer all’Asst. Le aziende sanitarie ci daranno i vaccini, sulla base della disponibilità, prendendoli dal loro approvvigionamento”.
La cosa ulteriormente paradossale è che i farmacisti, intuendo ancora in estate che si sarebbero ritrovati senza vaccini, hanno chiesto la possibilità di importarli dall’estero ma l’autorizzazione a farlo non è mai arrivata. Gira voce che potrebbe accadere nei prossimi giorni ma ormai anche all’estero le scorte sono praticamente al minimo.
Intanto i farmacisti mantovani sono riusciti, grazie a una richiesta all’Ats di Cavarocchi partita ancora a settembre, a farsi riconoscere tra i soggetti che devono essere vaccinati visto il tipo di professione. “C’è arrivata la risposta positiva quattro giorni fa – spiega Cavarocchi – dunque confidiamo che entro qualche settimana i farmacisti vengano chiamati dall’Azienda sanitaria per essere vaccinati”.
Insomma il paradosso continua perchè mentre i medici, Asst e Ats insistono da mesi che quest’anno è più che mai necessario vaccinarsi così da non confondere i sintomi influenzali con quelli molto simili del Covid, di fatto i vaccini non ci sono.
Proprio il comunicato odierno di Ats si chiude ribadendo che la “ragione dell’implementazione e rafforzamento della copertura vaccinale per l’influenza stagionale si fonda su importanti motivi clinico-epidemiologici: evita la sovrapposizione di un altro fattore epidemico; riduce i ricoveri per influenza e le sue complicanze; riduce le assenze del personale sanitario per patologia influenzale; rende più semplice una diagnosi differenziale tra patologia influenzale e COVID-19; infine, consente una maggiore protezione dei soggetti fragili e con condizioni di rischio”.
Peccato che i conti di questa implementazione non tornino proprio.