Bando Cariverona, il Parco del Mincio supera la prima fase e ora mette mano al progetto definitivo

MANTOVA – Si è conclusa la prima fase di selezione del Bando Habitat 2020 della Fondazione Cariverona: tra i 30 enti che ora possono avere accesso alla seconda fase c’è anche il Parco del Mincio che nel dicembre scorso ha candidato il progetto denominato “Interventi di tutela e conservazione della biodiversità nel cuore del Parco del Mincio” che mira alla salvaguardia, alla conservazione e al miglioramento della biodiversità delle aree naturali presenti nel parco, in particolare i suoi ambienti acquatici di maggior pregio, che si articola su un arco temporale di 36 mesi prevedendo un budget di 625.000 euro di cui 125.000 euro come cofinanziamento dell’ente proponente e 500mila richiesti alla Fondazione.
Nella fase preliminare le domande candidate erano state 88, ora il Parco entro il termine del 21 maggio dovrà presentare, il progetto definitivo completi di piano operativo di dettaglio, modello di governance, piano di monitoraggio e valutazione, budget e cronoprogramma.
“Il primo step è stato superato e ora puntiamo a produrre tutti gli elaborati: l’obiettivo di salvaguardia delle Valli del Mincio può essere proprio grazie al mix di azioni convergenti sul medesimo obiettivo che l’ente Parco sta mettendo in campo, tra cui anche questo rilevante progetto” commenta Maurizio Pellizzer, presidente del Parco del Mincio che, prosegue: “Il Bando 2020 Habitat della Fondazione Cariverona – Obiettivo 1 “Protezione e cura dell’ambente e valorizzazione dei territori” si presenta come lo strumento ideale per affrontare in un quadro di sistematicità alcuni degli aspetti critici dell’habitat più importante e fragile dell’area protetta. Il Parco sta mettendo in campo una chiara volontà di rilevanza progettuale per il futuro delle Valli del Mincio, uno degli habitat su cui si concentra il maggior numero di interventi individuati come necessari dal Piano d’azione del Contratto di fiume”.
“Il progetto prevede l’attuazione di interventi di conservazione degli ecosistemi delle valli tramite interventi di ripristino dei flussi idrici nei canali, di realizzazione di aree di fitodepurazione delle acque e di protezione della biodiversità acquatica – spiega il direttore del Parco, Cinzia De Simone – e sono finalizzati a favorire la circolazione idrica nel sistema vallivo, a contrastare il processo di interramento dovuto al deposito di materiale organico e sedimenti e all’avanzamento della vegetazione riparia”

I futuri interventi
Si prevedono perciò azione di vasta rimozione del sedimento e delle idrofite/elofite e Il materiale escavato sarà utilizzato per il rimodellamento delle sponde dei canali stessi e per il definitivo riempimento dell’ultima barena di riduzione della fossa Gianesi. Le aree del Parco, in particolare in relazione all’uso agricolo e zootecnico del suolo circostante, sono sottoposte a fenomeni di pressione e di inquinamento dovuti al drenaggio delle acque proveniente dai campi e dalla presenza di scarichi e una delle soluzioni progettuali efficaci e individuate nel progetto è la realizzazione di aree umide ed ecosistemi filtro con capacità autodepurative e creazione di ambienti fondamentali per il sostegno dell’avifauna legata agli habitat acquatici: una è prevista in sponda destra del canale Osone. Interventi di contenimento di specie floristiche esotiche infestanti tramite metodiche sperimentate e da estendere su maggiori superfici e attività di divulgazione e educazione le altre attività in programma.

 

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